DELITTO DI OSPEDALICCHIO Altri due arrestati per la drammatica rapina finita nel sangue 
 
 di Erika Pontini


PERUGIA — Agirono in cinque in quella notte di brutale ferocia quando uccisero — secondo la procura — l’anziano Luigi Masciolini, picchiato durante una rapina selvaggia, fino ad ammazzarlo.
Dopo poche settimane di indagini dai primi arresti di Bruno Albini, 33 anni, Thomas Poropat, 23 anni e Dante Heming di 45, (fermati tra Prato, Genova e Città di Castello) procura e carabinieri hanno ricostruito l’esatto organigramma della banda.
Del «commando» facevano parte — secondo la versione accusatoria — Albini, Poropat, Francesco Rota (arrestato, scarcerato dal tribunale del Riesame di Perugia e la notte scorsa rifinito in manette) e Antonio Favascozza.
L’ultimo nome che mancava agli inquirenti. Scozzafava è stato fermato venerdì scorso dai carabinieri del reparto operativo di Perugia; dopo 24 ore gli investigatori hanno fermato anche Rota mentre Hemig, risultato estraneo al colpo finito nel sangue, è stato subito scarcerato.
La svolta nell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Manuela Comodi, era arrivata grazie alla «confessione» in diretta di uno dei complici: Bruno Albini.
In un colloquio in carcere a Terni con suo cognato Sergio Marchetti (condannato per la rapina alla coppia di notai di Corciano e per un episodio analogo nella canonica di un parroco ndr.), intercettato a sua insaputa dagli investigatori dell’Arma, aveva fatto i nomi e dato le indicazioni dei responsabili di quella notte da «Arancia Meccanica».
Scozzafava — difeso dall’avvocato Vincenzo Rossi — è stato interrogato ieri mattina dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Perugia, Claudia Matteini, che aveva già emesso le ordinanze di custodia nei confronti degli altri.
Determinanti, per ricostruire esattamente l’accaduto e la composizione della banda, sarebbero state le dichiarazioni dei complici.
La rapina avvenne a Ospedalicchio nel settembre del 2004. Una banda fece irruzione nella modesta abitazione dei coniugi Luigi Masciolini, 85 anni e Maria Ragni di 78, chiedendo denaro che la coppia non aveva.
Legarono e imbavagliarono marito e moglie. Poi li picchiarono brutalmente per convincerli a svelare dove avessero nascosto il bottino. Se ne andarono con meno di mille euro e qualche catenina d’oro.
Luigi Masciolini, quando arrivarono i carabinieri era già morto, mentre l’anziana moglie venne ricoverata in ospedale.
I carabinieri iniziarono indagini a tappeto per individuare i responsabili ma non c’era un elemento che potesse portare alla banda. Tra le piste più battute quella di un basista locale che informò i banditi dell’esistenza di un «tesoro», provento della vendita di alcuni terreni. Quel tesoro era invece una cassetta di metallo che effettivamente l’anziano pensionato custodiva nel fienile, trovata solo dopo, dai carabinieri. Lì dentro c’erano appena 600 euro.
Poi nel novembre scorso la chiave di volta dal carcere ternano dove era detenuto Marchetti, un personaggio conosciuto dalle forze dell’ordine che si è sempre proclamato innocente rispetto a rapine (una finita in un omicidio) per cui è stato condannato.
I primi a finire in carcere furono proprio Albini, Heming e Poropat.
Nemmeno un mese dopo i militari bloccarono anche Francesco Rota ma contro di lui — sentenziò il tribunale del Riesame perugino — non c’erano indizi tali da mantenere la custodia cautelare in carcere e così tornò libero. La settimana scorsa però con l’arresto di Scozzava si è chiuso il cerchio attorno al gruppo di fuoco e per Rota si sono riaperte le porte del carcere. 

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