Riccardo Concetti (Confindustria): “II 2022 sarà difficile ma l’Umbria ha le potenzialità giuste per tenere botta”
“La guerra in Ucraina e i rincari energetici rischiano di frenare la volata dell’export ma l’Umbria è la regione che più di altre può tenere botta“. A dirlo è Riccardo Concetti, presidente di Umbria Export, l’agenzia per l’internazionalizzazione di Confindustria.
Presidente, a cosa è dovuto questo seppur cauto ottimismo?
Lo scenario è ovviamente molto complicato per tutti. Il conflitto e le incognite geopolitiche peseranno senza dubbio sull’interscambio commerciale dei 2022. Dopo un anno positivo come quello appena concluso, gli orizzonti che si prospettano per l’economia regionale e nazionale sono molto critici. Ma la nostra regione esporta eccellenze, beni di nicchia che meno di altri risentono dell’andamento altalenante dei mercati.
A oggi qual è la situazione per le aziende umbre?
Il 2021 è stato segnato da una forte crescita: l’Umbria ha aumentato la quota di export del 23,4% raggiungendo un valore complessivo di 4,6 miliardi rispetto ai 3,7 del 2020 e 4,3 del 2019. Ovviamente si è trattato di un rimbalzo tecnico che pur evidenziando un alto grado di resilienza delle imprese umbre a fronte di un processo di relativa normalizzazione dei mercati, va interpretato e non può essergli data valenza strutturale.
Quali sono i mercati più significativi?
Lo scorso anno è stato segnato da un +28% di esportazioni verso i mercati dell’Unione europea, per esempio Francia e Germania. E’ la conferma che la pandemia non ha stravolto le dinamiche pre Covid. I mercati europei continuano a essere i principali destinatari anche di questa ripresa e quindi ciò dimostra che i rapporti commerciali costruiti nel periodo antecedente la pandemia sono vivi e reattivi.
E quali sono i settori trainanti?
Prevalentemente quelli legati al manifatturiero. Quindi meccanica, acciaio, agroalimentare e moda. Proprio il settore della moda, molto orientato verso la Russia, è quello che più risente degli effetti del conflitto.
Quanto pesa la chiusura del mercato russo?
In generale, non molto. Già l’anno scorso avevamo avuto un calo delle esportazioni verso la Russia, esportazioni che si erano già dimezzate dopo le sanzioni del 2014. A incidere in maniera decisamente più negativa sono invece gli shock energetici e delle catene di approvvigionamento che stanno già colpendo in maniera pesante le imprese. Russia e Ucraina, infatti, sono fondamentali per l’importazione di gas e petrolio e anche per l’importazione di materie prime come mais e grano.
Tutto questo cosa comporterà per l’Umbria?
Ovviamente l’export ne risentirà, a tutti i livelli. La strategia migliore è quella di guardare a nuovi mercati, la diversificazione è la migliore arma per sopravvivere.
C.T.
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