Bastia

I piaceri di Malatesta Baglioni nel monastero delle benedettine

Con questo articolo di Massimo Mantovani inizia oggi una sorta di viaggio alla scoperta dei luoghi, dei segni e dei fatti più significativi della storia del territorio di Bastia Umbra. A guidarci ogni domenica in questo percorso saranno alcuni tra i più profondi conoscitori delle vicende del passato.


MASSIMO MANTOVANI

BASTIA – Il monastero delle monache benedettine di S. Anna è forse l’edificio più significativo della nostra storia. Attualmente in fase di restauro, l’ex rocca baglionesca, ripresenta finalmente le caratteristiche della fortezza medievale che intorno al 1400 determinò il cambio del nome della nostra comunità da Insula Romana a Bastia, (dal germanico Bastians che significa fortezza) dopo il potenziamento delle difese militari approntate negli ultimi anni del Trecento. Il nome di Bastia è ispirato principalmente da questa costruzione, senza dimenticare comunque la cinta muraria di ben 17 torri che faceva di Bastia il punto strategico fondamentale per il controllo della pianura nelle secolari contese tra Assisi e Perugia. Un luogo praticamente inespugnabile. Durante il XV secolo, con il passaggio di Bastia dall’orbita di Assisi a quella di Perugia, la rocca divenne spesso la dimora dei Baglioni e delle loro voglie. Una di esse, Teodorina Freschi, moglie di Braccio Baglioni, donò alla nostra comunità il primo ospedale per il ricovero degli ammalati e dei viandanti. La tradizione popolare ci ha tramandato un’infinità di notizie e leggende sulla rocca. Alcune narrano dell’esistenza di gallerie sotterranee che, partendo dalle scuderie, costituivano delle vere e proprie vie di fuga. Certa è l’esistenza del tunnel che partiva dalla rocca per arrivare alla porta dei Molini collegando da Nord a Sud tutto l’abitato. Pare anche che Malatesta Baglioni avesse allestito all’interno della rocca un luogo di piacere per rallegrare i suoi soggiorni con giovani fanciulle rapite da una porta trabocchetto orientata verso l’attuale via della Rocca. L’esistenza di questa porta, protetta da aste di ferro, sarebbe stata accertata nel corso dei lavori eseguiti nel 1649. Con la fine della signoria dei Baglioni si esaurisce anche la funzione militare della rocca. Bastia passa sotto l’amministrazione pontificia, l’edificio inizia lentamente a degradare fino a che nel 1602 viene ceduto da papa Clemente XIII al Comune con l’obbligo di costruire una chiesa e un convento di clausura femminile su richiesta della popolazione che auspicava il ritorno delle monache benedettine che sino al 1394 avevano vissuto presso il monastero di San Paolo delle Abbadesse situato dov’è l’attuale cimitero. Dell’antico complesso rimane oggi la chiesa di San Paolo dove nel 1211, Francesco d’Assisi accompagnò Chiara degli Scifi per sottrarla ai parenti che si opponevano alla sua volontà di farsi monaca. Nel 1394, minacciate dall’infuriare delle guerre lasciarono il convento di S. Paolo per rifugiarsi in Assisi. Le prime monache, senza ancora obbligo di clausura, furono vestite nel 1606, la clausura fu istituita nel 1649, la comunità era formata da 12 monache, 3 converse e 3 educande. Da allora l’edificio ospita le suore che vivono un rapporto affettuoso e attivo con la cittadinanza bastiola nel pieno spirito della regola benedettina ora et labora.

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