Bastia

I consiglieri “dimettono” la capogruppo che attacca: illegittimo

BASTIA UMBRA – Un vero e proprio terremoto quello che si è verificato all’interno di Bastia Popolare. Una bagarre tutta interna alla forza politica, che vede
da una parte la destituita capogruppo Fabrizia Renzini e dall’altra gli altri due consiglieri espressione della lista e il suo coordinatore.Ricostruendo la vicenda, venerdì,in occasione dell’ultima seduta del consiglio comunale, al presidente è stata consegnato il documento con il quale si formalizzava la sostituzione con
Gianluca Ridolfi del capogruppo. «Non potevamo continuare a parlare durante le riunioni solo delle mancate nomine attribuite a Fabrizia che, ricordo, alla luce
del risultato elettorale che l’ha vista prima degli eletti, era stata da subito nominata assessore da Stefano Ansideri – spiega Stangoni – Ricordo che la Renzini,
dopo il decreto di nomina, è intervenuta in una occasione pubblica presentata dal sindaco e ha anche fatto un intervento come assessore; la mattina dopo ha
deciso di non firmare l´accettazione della nomina di sua iniziativa senza coinvolgere nella sua decisione nessuno. L’azione amministrativa ha bisogno di
sostegno e gli assessori di Bastia Popolare non possono sentirsi sempre sotto attacco da parte del capogruppo, da qui la decisione presa a maggioranza (solo Renzini
si è dichiarata contraria) di sostituire il capogruppo».«Nonostante nella scorsa riunione di Bastia Popolare avessi espresso parere contrario e ampiamente
motivato rispetto alle esternazioni del coordinatore di lista Raniero Stangoni e avessi espressamente richiesto un coinvolgimento in caso di decisione
formale, gli altri due consiglieri,senza alcun preavviso,hanno comunicato avvisandomi appena un’ora prima della riunione consiliare a seguito di formale
sollecitazione, pur sapendo che non avrei potuto presenziare alla seduta. “Tiro mancino” o “superficiale dimenticanza”? In entrambi i casi non giustifica
la condotta di chi siede in Consiglio. È del tutto evidente che l’atto destitutivo costituisce piena violazione sia delle norme del Regolamento comunale, sia
di principi di diritto, sia di principi garantiti dalla Costituzione Italiana>>.

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