Bastia

Hemmond: «Nessuna accusa di riciclaggio»

La difesa chiarisce le posizioni delle cinque persone rinviate a giudizio


L’avvocato David Brunelli: “E non si parla di associazione a delinquere”


LISA MALFATTO


BASTIA UMBRA – Merita di essere chiarita in alcuni dei suoi aspetti la vicenda giudiziaria dell’azienda tessile Hemmond, di- chiarata fallita cinque anni fa. Negli ultimi giorni sono state chiuse, dai pm Sergio Sottani e Manuela Comodi, le indagini preliminari. Ed il rinvio a giudizio delle cinque persone indagate dovrebbe avvenire tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2008. Secondo alcune informazioni che sono circolate, le ipotesi dell’accusa vanno dalla bancarotta fraudolenta alla truffa, dall’appropriazione indebita fin’anche al riciclaggio. In realtà “l’accusa di riciclaggio non è stata rivolta a nessuno dei cinque”, come ha spiegato l’avvocato David Brunelli, difensore di Mario Colonnesi, “all’epoca uno dei due amministratori della ditta”. Non solo – continua l’avvocato Brunelli – c’è da specificare anche che i due amministratori (Mauro Colonnesi ed Arnaldo Incontri – difeso, quest’ultimo dall’avvocato Donatella Tesei) sono accusati di bancarotta fraudolenta e che a ciascuno dei cinque indagati corrisponde un reato: ognuno risponde del suo e non tutti di tutto, – continua Brunelli – non si sta parlando di un’associazione a delinquere”. Gli aspetti da mettere in chiaro non finiscono qui: l’inchiesta “si divide” in due fasi ben distinte: la prima, relativa al periodo pre-fallimentare della ditta, e la seconda, che fa riferimento alle vicende post-fallimentari, il cui inizio coincide con l’arrivo del nuovo gestore (Ferrante) per il rilancio dell’azienda. Nella prima fase rientrano i due amministatori; nella seconda gli altri tre indagati, difesi dagli avvocati Fernando Mucci ed Augusto La morgia. Un particolare da non sottovalutare se si vuol capire meglio la dinamica giudiziaria, “visto che – dice Brunelli – nel fascicolo questa distinzione è molto netta. Gran parte dell’inchiesta riguarda ciò che è accaduto dopo il fallimento”. Un fallimento ufficializzato nel giugno del 2002, ma che era “nell’aria” già prima del 2000, quando lo stabilimento andava avanti grazie ai finanziamenti delle banche. Quando poi i due amministratori, Colonnesi ed Incontri, hanno avuto problemi con le varie spese aziendali, hanno consegnato i libri in Tribunale. L’accusa nei loro confronti è quella di “distrazione”, ossia di appropriazione dei beni del magazzino e dei soldi provenienti dalle vendite, per un valore complessivo di 24 milioni di euro. In questo periodo di “transito”, in cui ci si appresta a richiedere i rinvii a giudizio, gli indagati possono anche farsi interrogare o affidarsi ad una memoria difensiva per rispondere alla ricostruzione dei fatti eseguita da Procura e Guardia di Finanza. “L’accusa per i due amministratori – dice Brunelli – si basa esclusivamente sul dato di valutazione finanziaria proprio del magazzino nel mese di febbraio 2002. Quattro mesi dopo è stato valutato con una quota molto più bassa. Secondo l’accusa, la differenza è andata nelle tasche dei due amministratori. Un atteggiamento presuntivo questo della Procura. In quanto la differenza di valori riguarda la valutazione del magazzino e non una differenza di beni. Il lavoro di un’azienda nel periodo invernale avrà sicuramente un introito diverso (maggiore) rispetto al periodo estivo. Soprattutto se si parla di un’azienda tessile. Per ciò, in questo periodo – continua Brunelli – ci proponiamo di fornire una consulenza tecnica molto precisa in cui si dimostra che la consistenza del magazzino è inalterata. Senza considerare che nei conti in banca dei due diretti interessati – conclude l’avvocato – non è stato trovato niente, ed i “passaggi” nel magazzino sono tutti documentati nelle fatture”.

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