Bastia

Hemmond, bancarotta da 24 milioni

Chiuse le indagini sul fallimento. Sotto inchiesta amministratori e un imprenditore


di ERIKA PONTINI
— PERUGIA —
E’ UN’INCHIESTA di quelle destinate a fare rumore. Perché attorno alla crisi prima e al fallimento poi della Hemmond, l’azienda tessile di Bastia Umbra, si sono mossi svariati interessi. Ma ora nelle indagini avviate dalla procura di Perugia attorno al crac c’è un punto fermo — l’azienda fu depauperata di 24 milioni di euro — e cinque nomi. Dei presunti responsabili.
Due sono quelli degli amministratori dell’epoca — settore commerciale e settore amministrativo —, il terzo è l’imprenditore che prese in affitto dal fallimento lo stabilimento senza mai onorare gli impegni economici assunti mentre terzo e quarto sono posizioni minori nella galassia di cifre e fatti della crisi dell’azienda.


NELLE SCORSE settimane, al termine di un accertamento, penale e contabile, svolto dalla guardia di finanza, i pubblici ministeri Manuela Comodi e Sergio Sottani hanno inviato a indagati e difensori l’avviso di conclusione delle indagini. La cosidetta anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. A meno che interrogatori, memorie e indagini difensive non abbiano nel frattempo corretto il tiro dei magistrati inquirenti.
In particolare i pubblici ministeri accusano i due amministratori di aver occultato i beni della società, dichiarata fallita dal tribunale di Perugia nel giugno del 2002 distraendo oltre 24 milioni di euro. Di cui oltre la metà di ‘magazzino’ e il resto di maggiori ricavi presunti. Denaro che l’azienda, a fronte del volume d’affari, avrebbe dovuto guadagnare ma che non entrò mai ufficialmente nelle casse della Hemmond. Questa la ricostruzione dell’accusa per la parte ante-fallimento. Quando i soci dell’azienda tessile, una realtà importante per tutta l’Umbria, entrarono in un tunnel che dopo le trattative andate a monte (l’ultima con un uomo d’affari di Sanmarino che dopo la firma del preliminare non rilevò la società, la prima con un imprenditore umbro) li costrinsero a portare i libri in tribunale (era pendente anche un’istanza).


MA LA STORIA a tinte fosche della società non si ferma con il crac dichiarato e l’angoscia dei dipendenti e va avanti anche nella gestione del dopo-fallimento..
Il terzo indagato deve infatti rispondere di truffa e appropriazione indebita.
Secondo i pubblici ministeri l’imprenditore, originario di fuori regione, riuscì a ottenere «con artifizi e raggiri» dal curatore nominato dal giudice delegato del tribunale il contratto di affitto dell’azienda e la vendita di parte del magazzino (stimato da un perito in tre milioni quando invece dall’antecedente stima degli amministratori era appunto di una decina di milioni) ma non saldò mai il ‘conto’, costringendo il curatore e concludere il contratto e cagionando al fallimento un danno economico.
L’imprenditore — è sempre l’accusa mossa dalla procura — si sarebbe poi appropriato di automezzi, attrezzature come personal computer, stampanti e arredamento ma anche capi d’abbigliamento che facevano parte del patrimonio della società.


GLI AMMINISTRATORI — assistiti dagli avvocati David Brunelli e Donatella Tesei — si erano anche fatti interrogare dai magistrati per spiegare la loro versione dei fatti, ripercorrere il doloroso excursus dalla crisi al fallimento e respingere l’addebito di bancarotta.
L’imprenditore è invece assistito dagli avvocati Fernando Mucci e Augusto La Morgia.
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri decideranno se procedere e chiedere il rinvio a giudizio degli indagati. 
 
 
 LA STORIA UN GIOIELLO «UCCISO» DALLA CRISI DEL SETTORE 
 
Si lavorava per Valentino e Yves Saint Laurent
 
— BASTIA —
LA HEMMOND è stata l’azienda del settore tessile e moda più famosa del comprensorio Assisi-Bastia. Da oltre quattro anni ha cessato ogni attività, dopo lunghi e faticosi tentativi di salvataggio. Un autentico gioiello dell’imprenditoria locale, realizzato tra la fine degli anni ’60 e gli inizi ’70, prima in un laboratorio del centro urbano e poi dalla fine degli anni ’80 nella moderna struttura dell’area industriale di Bastia. Al momento della crisi, nei primi anni del nuovo millennio, la Hemmond produceva per importanti marchi tra cui Valentino e Yves Saint Laurent. E’ arrivata ad occupare 150 dipendenti, con un indotto di oltre 800 addetti. Poi la crisi del settore tessile ha visto la direzione tentare la carta della delocalizzazione produttiva in Romania, ma con scarso successo. Alla fine la situazione di insolvenza e la procedura fallimentare. Neanche l’intervento di un imprenditore abruzzese, propiziato dalla Regione, è bastato a salvare l’impresa.
m.s. 
 

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