Bastia

HA VINTO DON CAMILLO

 di VITTORIO FELTRI


Una democrazia rappresentativa non dovrebbe aver bisogno di manifestazioni per provare a se stessa di esistere e funzionare. Ma l’Italia è l’Italia e consente sempre delle trasgressioni. Qui usano le processioni, le sagre, le ricorrenze del Patrono con relative cuccagne e bancarelle (gli affari sono affari), le bande musicali, le feste dell’Unità salsicce e comizi. Usano le bandiere della pace (ormai luride e scolorite) appese ai davanzali, i cortei e le menate della Resistenza. Quindi anche le manifestazioni rivendicative hanno un loro perché. Certo che due manifestazioni contemporaneamente e contrappposte, nella medesima città, non si erano mai viste. In una piazza si sono ritrovati quelli del Family day e in un’altra quelli del Coraggio laico; due folle unite nello scontro. Viene da sorridere. Passano gli anni, ce la tiriamo da postmoderni e da europei, ma siamo ancora a Peppone e don Camillo. I Pepponi, da oltre un anno al governo, sono tecnicamente deputati a legiferare, ma non sono capaci di farlo, poveracci, sicché hanno in pratica chiuso il Parlamento per non correre il rischio di andare sotto. Prodi nella sua mortadellaggine è un mago o almeno un illusionista: si occupa di banche e di finanza, si è impadronito (con amici gonfi di denaro) dei gangli vitali dell’economia e se ne strafotte di tutto il resto. Soprattutto dei bindiani Dico che considera una storica fregnaccia, ma finge di averli a cuore e rassicura Peppini e Pepponi: il governo ha fatto il suo dovere di preparare il decreto; ora tocca alle Camere trasformarlo in legge dello Stato. Intanto però il premier se ne guarda dall’agire affinché il provvedimento entri in aula. Ovvio. Se entrasse ne uscirebbe massacrato. Perché la maggioranza – eterogenea e litigante – non è in condizioni di mettersi d’accordo, comprendendo al proprio interno mangiapreti e cattolici, cani gatti e parecchi asini; altro che guelfi e ghibellini. Tira andreottianamente a campare in attesa di un miracolo improbabile, e cioè che il neonato Partito democratico riesca a imporre ai massimalisti la propria forza. E i Doncamilli? Pur consapevoli che i Dico resteranno lettera morta nei cassetti della Rosy Bindi, non si accontentano di aver già vinto la partita a tavolino; vogliono giocarla e battere gli avversari 5 a 0. Gli preme lo spettacolo. Ecco perché hanno organizzato la “piazzata” di ieri, peraltro suggestiva. Anche visivamente doveva emergere che la famiglia tradizionale è ancora la colonna portante della nostra società a prescindere da questioni di fede. Allo stesso modo la pensano quasi tutti gli italiani; non perché siano conservatori o, peggio, bigotti: semplicemente hanno capito, da gente concreta qual è, che la famiglia mamma, papà e bimbi – non ha alternative serie. Di conseguenza va salvaguardata, tutelata, mai equiparata – nemmeno timidamente – alle unioni di fatto. Che non disturbano, per carità, ma non si possono confondere col modello ispirato alle leggi di natura. Giusto, sbagliato? Qui siamo nella sfera delle opinioni, ciascuna delle quali è legittima. È un fatto che se i Pepponi pretendono i Dico, sono obbligati a guadagnar- seli in Senato e alla Camera. Non hanno i numeri per approvarli? Si arrangino. La democrazia – alla fine, ma anche all’inizio – si regge sull’aritmetica. Ed è ingenuo se non da stolti accusare la Chiesa di ingerenza. La Chiesa s’ingerisce con le parole delle gerarchie, non i gendarmi e i pubblici ministeri, grazie a Dio. E tutti i cittadini compresi onorevoli e senatori – hanno il diritto di ascoltarla o non ascoltarla. In ogni caso non subiscono né punizioni né ritorsioni. Ecco perché i Doncamilli sono di gran lunga più affidabili dei Pepponi. I Doncamilli combattono per le loro idee buone o cattive che siano – mentre i Pepponi si battono contro i preti e il Papa identificando in essi la causa della non laicità dello Stato. È una pura idiozia. Lo Stato non è laico perché i laici sono deboli, talmente deboli da non riuscire a promuovere i Dico benché siano al governo. Talmente deboli da andare in piazza a festeggiare il divorzio, che notoriamente è una sconfitta del matrimonio e non una conquista. L’Italia è un Paese a prevalenza cattolica? Non è una novità né una tragedia. La tragedia è che molti preti sono così stupidi da essere Pepponi anziché Doncamilli.
 

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