Bastia

Guerra sul Punto nascita Scatta il ricorso al Tar Il sindaco Ricci: «Chiudere la struttura è un errore»

ASSISI IL COMUNE SI OPPONE ALLA RIFORMA DELLA REGIONE— ASSISI — ERA ARRIVATO al punto di occupare pacificamente Palazzo Cesaroni, pur di difendere il futuro dell’ospedale di Assisi e, in particolare, del punto nascita, «tagliato» dalla riforma della sanità regionale. Ora il sindaco Claudio Ricci (foto)passa alle vie di fatto. Il sindaco infatti si dice pronto a ricorrere al Tar umbro in caso si procedesse alla chiusura del reparto, chiusura che definisce «un errore storico e culturale non necessario, non lungimirante e non rappresentativo dell’oculatezza di un buon governo». Ricci poi smentisce «categoricamente i dati diffusi demagogicamente in relazione agli attuali numeri delle partorienti», sottolineando che «il calo delle nascite è esclusivamente il frutto della scelta ben precisa di non voler nominare il primario di ostetricia e ginecologia all’ospedale di Assisi».NELLA SUA BATTAGLIA per il punto nascita, il primo cittadino può contare sull’appoggio di personalità di sicco come il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Josè Rodriguez Carballo. Di qui l’appello alle componenti socio-economiche, culturali e religiose a seguirne l’esempio. «Non intendo soprassedere — continua Ricci — sulla decisione di privare la regione stessa di un punto nascita storico, nonché particolarmente significativo dal punto di vista culturale e religioso. Tutelerò l’ente comunale e i cittadini — conclude — a qualsiasi costo».In base a quanto stabilito dai testi varati lunedì pomeriggio dalla giunta regionale, che non indica comunque quali reparti chiudere anche se a rischio sembrano esserci Assisi e Narni, i principali criteri che serviranno all’accorpamento riguardano i volumi storici di attività (Assisi e Narni, secondo la Regione, sono sotto i 500 nati all’anno), i flussi attuali di utenza, la localizzazione geografica, almeno due sale travaglio/parto, sale operatorie, assistenza ostetrico-ginecologica. Di qui la decisione di Assisi di ricorrere al Tar.
Cristina Belvedere

Exit mobile version