di VITTORIO FELTRI
Come al solito ce la prendiamo con lo specchio anziché con la realtà riflessa, per altro creata da noi. Lo specchio di turno è Beppe Grillo, fino a ieri osannato dalla sinistra perché considerato un vero compagno, di quelli che le sanno cantare e in tre parole centrano il problema. Infatti prima le cantò ai socialisti e ai democristiani, quando erano talmente potenti da escluderlo dalla tivù. Un cenno del capo e i serventi (non Longhi) si trasformavano in buttafuori: vattene buffone. Poi le cantò a Berlusconi e ai berluscones suscitando l’entusiasmo della base progressista. Ora, all’improvviso, il comico genovese è oggetto di disprezzo. Gli stessi che lo avevano portato in palmo di mano indicandolo quale esemplare fustigatore di malcostume, gli hanno voltato le spalle e lo liquidano con una battuta logora, un luogo comune putrido: Beppe è un fascista. Che originalità. Di fronte a ogni fenomeno a loro incomprensibile, i signorini della nomenclatura di sinistra sbuffano e alzano gli occhi al cielo in segno di compatimento. Chiunque intercetti e interpreti lo stato d’animo di un gruppo consistente di cittadini viene squalificato in termini sbrigativi e vuoti di contenuto: o fascista o qualunquista o – ultima moda ignorante – populista. Usano questi tre vocaboli a capocchia, senza badare al loro significato, quasi fossero sinonimi. Non sanno gli intellettuali alla porpora che il fascismo era un prodotto della sinistra e tale restò fino alla morte, col povero Bombacci (comunista) trattato da criminale. Non sanno che il Qualunquismo fu assimilato dalla Democrazia cristiana e non sanno neppure che il populismo è stato il padre del comunismo ovvero un movimento di contadini russi che puntava ad una forma rivoluzionaria di collettivismo. Non sanno niente e non fanno altro che demonizzare in modo grossolano qualsiasi opposizione al sistema marcio che essi medesimi hanno reso inservibile quindi inutile o, peggio, utile solamente a nutrire una Casta di falliti, buoni a nulla e capaci di tutto. La presente non è una difesa del personaggio Grillo che ha abbandonato il palcoscenico per salire sulla tribuna, profittando di un momento di crisi proficuo per gli urlatori della protesta. Ci mancherebbe, l’uomo è in grado di difendersi da sé, come ha dimostrato anche sabato scorso alla festa dell’Unità dove è stato applaudito dalla folla comunista, essa stessa nauseata dalla politica di Romano Prodi e compari. Anzi, sono consapevole che presto dovrò difendere me e il mio giornale dai suoi vaffanculo. Beppe dirà che Libero percepisce denaro pubblico e che io e i miei colleghi siamo dei moralisti un tanto al chilo, parassiti eccetera. Bene. Accetto subito la sfida. Confido nella sua lealtà e nella sua capacità di reperire e divulgare dati completi sul finanziamento all’editoria, non esclusivamente da queste parti ma in tutta Europa. Mi aspetto dica alla gente quanti denari dà il governo inglese – a vario titolo – alla stampa della Gran Bretagna. Oppure quanti ne dà il governo francese allo stesso fine. Inoltre, Grillo spiattelli quanti soldi incamerano i colossi di carta posseduti dalle Banche italiane e dai ricconi semimonopolisti, per esempio il Sole 24 Ore (incassa dallo Stato il triplo del suo utile), il Corriere della Sera, il gruppo Repubblica- Espresso. Coraggio caro comico, scoperchia il pentolone oltre ai pentolini. Non fare come Stella o la Gabanelli che sputano sui piccoli e trascurano i grandi perché ne sono retribuiti. Tirali fuori gli scan- dali veri. Non limitarti alle consuete fregnacce: i parlamentari condannati per reati d’opinione, i partiti voraci. Dillo perché qui non funziona un cavolo. Ricorda che da 50 anni la politica ha rinunciato a fare e mira soltanto a sopravvivere in cerca di un consenso che non può avere perché a fronte di un fisco implacabile non fornisce un servizio decente, uno che sia uno. Dillo che i sindacati hanno cogestito il dissesto delle ferrovie, degli aerei. Dillo che la scuola a forza di riforme si è deformata e fa ribrezzo. Che la sanità pubblica spende il triplo di quella privata per una assistenza di qualità nettamente inferiore. Dillo che le strade del Nord sono peggiori di quelle del Meridione. Dillo che la Giustizia è una fabbrica di orrori. Dì quello che vuoi fare oltre a quello che vuoi disfare. Saremo al tuo fianco. Non ti sottovalutiamo. Siamo attenti alle tue parole, molto attenti. Ma dacci un minimo di speranza. Indicaci un obiettivo. È noto che il circo politico così com’è ha fatto il suo tempo. Ne siamo al corrente da anni. D’accordo, sei divertente e ti ascoltiamo volentieri. Però visto che strilli tanto, facci capire qual è il tuo progetto. Certo che non sei fascista né qualunquista né populista. Ma cosa sei allora?
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