Bastia

Giugno 1995 – SCACCO MATTO IN OTTO MOSSE

A dodici anni da quella mattina, Giovanni Bratti, attraverso le sue foto ci racconta cosa avvenne alla facciata del Conservificio Lolli.


Giugno 1995, Maggio 2007,sono trascorsi circa 12 anni, dalla demolizione dell’ ex-Conservificio Lolli. E’ una bella mattina. Tra le 6,30 e le 7. Mi trovo nella cucina della mansarda della mia casa. Sto preparando la colazione. Improvvisamente, un rumore assordante, richiama la mia attenzione. Sul piazzale, già transennato (?), due grosse ruspe cingolate, giallo arancio, avanzano velocemente verso l’uscita del parcheggio Sembrano avere molta fretta, ma per fare cosa? Sono curioso, prendo, la macchina fotografica e resto in attesa degli eventi. Non credo che si faccia tanto rumore, per nulla. Sono giunte all’altezza della porta d’ingresso della taverna del Rione Portella. Le ruspe accoppiate, con le "pale" già alzate, abbattono prima la grondaia, scardinandola in un attimo. Poi sempre più decise e veloci, come radiocomandate, aggrediscono il muro laterale, isolando il frontale storico in mattoni rossi.
Quel frontale che in molti hanno chiesto di salvare per i posteri, quale ricordo dell’ Industria Conserviera della Città di Bastia.
Bene, penso, fra me e me, hanno deciso di salvarlo, ma l’illusione dura solo un attimo. Il tempo di puntare l’obbiettivo che le pale della prima ruspa si sono già abbattute sull’angolo esterno destro, provocando una spaccatura obliqua. Di seguito un altro colpo verso il centro e un altro ancora e così via, fino alla fine di tutto…
La velocità dell’ operazione, così mirata e precisa fa supporre che tutto sia stato programmato nei tempi e nei minimi dettagli. L’abbattimento della " Facciata" era lo scopo primario e così è stato. Tutto doveva essere raso al suolo per non dare adito a ripensamenti. Un ragionamento diabolico. Il resto della demolizione si è protratto, senza fretta, per diversi giorni.
Una domanda, a me stesso, senza risposta: chi ha programmato e voluto questo scempio?
Quale la ragione ? Solo ignoranza, incompetenza o ….??

giobrat.’36

BASTIA UMBRA – Cancellare ciò che rappresenta il passato della nostra città, sembra che per qualcuno sia da sempre una cosa normale. Sembra un metodo studiato e collaudato quello di distruggere per cancellare ogni possibile traccia prima che qualcuno, a torto o a ragione, individuasse in un vecchio manufatto, una logica (per alcuni un pretesto), per preservarlo, creando problemi all’avanzata delle nuove costruzioni. Ho l’impressione che, forse, ciò che è successo all’Eden Rock, non sia altro che la storia già vista dodici anni fa con la facciata del conservificio Lolli. Poco dopo l’alba, in pochi minuti, come racconta la lettera che riportiamo sopra, in otto mosse, la facciata venne rasa al suolo rendendo irriconoscibile qualsiasi elemento. Distrutta in fretta e furia quella parete, il resto è stato demolito con la dovuta calma, impiegando alcuni giorni. Traspare evidente, dal racconto del prof. Bratti che la fretta c’è stata solo la prima mattina, di buon ora, come lasciano capire le foto con le ombre lunghe proiettate dalle case su via Firenze. Si sarebbe potuta rimuovere quella facciata e rimontarla nei giardini della città, o magari al centro di una rotatoria, al posto di qualche obbrobrio che si vede in giro. Oppure perché non incastonarla come ingresso della galleria di negozi del nuovo edificio. Insomma, il modo c’era, come c’è un modo per utilizzare l’area dell’Eden Rock o delle Officine Franchi lasciando una testimonianza del passato. Perché non far sorgere una piazza intorno ad un macchinario vecchio, ingombrante, costoso da rimuovere che invece potrebbe diventare negli anni un “monumento”. Sarebbe bastato volerlo e la nostra città avrebbe potuto conservare in vari luoghi oggetti con un forte valore storico e simbolico.
A qualcuno è venuto in mente di conservare una macchina per la lavorazione del tabacco da mettere in mostra nel “quadrilatero” dopo il suo recupero? A qualcuno è venuto in mente di conservare una parte di impianto per la lavorazione del pomodoro o dei suoi barattoli? A qualcuno verrà in mente di conservare una vecchia trafila della pasta dello stabilimento Spigadoro?
Speriamo di si, anche se è lecito, alla luce di quanto successo, avere qualche dubbio.
Tutto viene considerato “ferraccio” e “detriti” da smaltire in fretta e sostituire con cemento fresco e moderno, con appartamenti sempre più piccoli e più costosi, mal serviti dalla viabilità con i parcheggi insufficienti e il verde pubblico o privato relegato in bordure per incastonare grigliati zingati che si sentirebbero più a loro agio in un parcheggio anziché in un giardino.
E’ una questione di metodo e volontà di coniugare gli interessi privati con quelli di una comunità che, se non sa difendere le radici del suo passato, cercando di coglierne gli insegnamenti e di evitarne gli errori, non sarà mai in grado di preparare un futuro migliore ai posteri.

Francesco Fratellini

Si ringrazia Il Prof. Giovanni Bratti, autore delle foto, per averle messe a disposizione

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