Bastia

GENERALI FURIBONDI


di VITTORIO FELTRI


Com’era ovvio aspettarsi, la Guardia di Finanza è rimasta basita, sbigottita, senza fiato apprendendo dello sproloquio indecente del ministro all’Economia, delegato da Prodi ad attaccare in maniera sgangherata il generale Speciale. Un attacco portato con la superficialità incosciente di chi, al bar, parla male di un amico assente. Al cosiddetto tecnico non importa un accidente della lealtà e neppure della correttezza che impone di fornire le prove delle proprie accuse nei confronti di chicchessia. L’amore per la poltrona ha spinto Padoa-Schioppa oltre i confini della buona creanza facendolo sprofondare negli abissi della volgarità. Peggio dei politici – evidentemente – ci sono soltanto gli esperti assatanati di potere. Non si è accorto il Tassator Scortese di aver calpestato una buccia di quelle banane cui si è ridotta, a causa del governo balordo, la nostra Repubblica. Se il dieci per cento degli “errori” che egli ha attribuito all’alto ufficiale fosse dimostrato, ci sarebbe da chiedersi come mai l’esecutivo abbia tollerato colpevolmente per un anno. E allora a ricevere il malservito non dovrebbe essere soltanto Speciale, ma l’intero gabinetto presieduto dall’ineffabile Prodi. Altra domandina. Se fosse vero che Speciale era un servitore infedele dello Stato – come lo ha dipinto il ministro economo – per quale motivo, una volta rimosso dall’incarico, è stato promosso alla Corte dei Conti, istituzione deputata a controllare le spese anche del governo? Come nominare un pedofilo alla direzione di un asilo. La realtà è che il Soviet degnamente presieduto da Mortadella ha una coda di paglia lunga da qui a là: voleva levarsi dai piedi un uomo scomodo, non disposto a fare lo zimbello di Visco e a chiudere un occhio, o entrambi, su ordini ispirati a esigenze politiche e extrapolitiche. Non esiste altra spiegazione logica al siluramento di Speciale, avvenuto con modalità estranee alla tradizione e allo stile dello Stato di diritto. Il dibattito in Parlamento ha registrato una pagina indecorosa difficile da dimenticare. Non ci si stupisca, ora, che le Fiamme Gialle siano percorse da sentimenti oscillanti tra la depressione e la rabbia, per non parlare di disgusto. La vicenda lascerà il segno e inaugurerà una nuova stagione di vendette alimentate dall’opposizione. Il centrosinistra, già in deficit di credibilità e di serietà, è destinato ad avvitarsi su se stesso anche per altre ragioni. Mentre scriviamo piovono in redazione notizie (mezze notizie, indiscrezioni) allarmanti: si annunciano dossier esplosivi, intercettazioni telefoniche rivelatrici di scandali, indagini che solleverebbero il coperchio da un pentolone colmo di nefandezze d’ogni tipo. Mai quanto in questo periodo il clima politico è stato tanto intriso di isterismo; non si capisce come andrà a finire, ma si capisce che finirà male. L’unica certezza è che così non può durare. La speranza è che venga fuori ciò che deve venir fuori e si ricominci da capo. Si tolgano gli scheletri dall’armadio, se è vero che ce ne sono troppi, e si colpiscano i responsabili delle porcherie senza costringere il Paese a tormentarsi in attesa che scoppi il bubbone. Abbiamo superato decine di crisi, supereremo anche questa. A una condizione: che i pasticcioni si arrendano e non producano altri guasti. E domenica si vota.

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