PARTITO DIVISO
Amarezza di Rossi, reazioni dei coordinatori
di Pino Di Blasio
PERUGIA — Il coordinatore provinciale, senatore Franco Asciutti, ha annunciato una lettera al premier Silvio Berlusconi e, per conoscenza alla triade di Forza Italia Sandro Bondi, Giulio Tremonti e Fabrizio Cicchitto. «Tutti insieme dobbiamo prendere decisioni che impediscano di ammazzare il partito». Il coordinatore regionale Luciano Rossi riflette amaro «sulla brutta immagine del partito e sulle speculazioni che nasceranno. Queste risse sono devastanti e vanificano il lavoro di tutti coloro che si adoperano, e sono tantissimi, per il bene di Forza Italia». Infine Fiammetta Modena, consigliere regionale: «Siamo di fronte a nervosismi personali che nulla hanno a che fare con l’attività politica. Sia a livello provinciale che regionale sono indispensabili iniziative per tutelare la nostra immagine. Le isterie e le tensioni sono provocate ad arte per delegittimare i soggetti che tentano di lavorare e di impegnarsi».
Il giorno dopo l’ennesimo psicodramma in Forza Italia, i vertici azzurri cercano i cerotti giusti per coprire i lividi sulla faccia del partito. Ma è un intervento sempre più complicato. Gli schiaffi di Gubbio sono solo l’ultimo episodio di un’enciclopedia di risse da pollaio, che ha conosciuto altri momenti affatto esaltanti. Come la riunione di gruppo in consiglio regionale il giorno della promulgazione dello statuto. Tra imbarazzi, facce torve, risse sedate dal coordinatore regionale, Forza Italia è stata l’unica a votare in maniera schizofrenica. Due consiglieri fuori (Modena e Rossi), tre contrari (Melasecche, Renzetti e Ada Urbani). Gli ultimi interventi dei vari consiglieri hanno tutti destinatari interni e argomento cruciale le posizioni differenti su qualunque tema. I dissidi sono anche politici, non solo caratteriali. E per quanto assumano spesso la fisionomia di «baruffe chiozzotte», qualche volta hanno persino contenuti sostanziali, divergenze di strategia. Anche se poi vengono coperti da diplomatiche «mani di coppale».
«Voglio confrontarmi con Asciutti – aggiunge Rossi – per capire cosa è accaduto a Gubbio. Mi dispiace che questi fatti coprano lo svolgimento di tutti i congressi territoriali. Stiamo sanando persino la situazione di Terni. Vicende penose come la lite al congresso ci indeboliscono. I nostri unici avversari dovrebbero essere quelli che ci governano da sempre».
Prima della lettera a Berlusconi e Bondi, il senatore Asciutti aveva fornito la sua versione dei fatti sul concitato alterco eugubino. Cercando di salvare l’aspetto politico dell’assise. «Il Congresso di Gubbio – scrive Asciutti – si è svolto attraverso un vivo ed ampio dibattito in cui si sono confrontate posizioni diverse: da qui a dire che il congresso sia stato rissoso o che si sia caratterizzato solo per questo motivo ce ne passa. Certamente l’episodio è stato spiacevole e si è generato a causa del pieno rispetto di quelle che sono le norme regolamentari del congresso che prevedevano l’ammissione al voto di quegli iscritti in regola con il tesseramento». Asciutti conclude affermando che «il sospetto che sorge è che il vero movente sia quello di invalidare il congresso di Gubbio che non ha sortito gli effetti che la Urbani desiderava. Il Congresso invece è valido» .
Lo scelsero come mediatore Ora deve fare l’arbitro nel ring
Quando Franco Asciutti (nella foto) ha assunto l’incarico di coordinatore provinciale, sapeva bene che avrebbe dovuto mediare tra le due donne azzurre, Modena e Urbani. Ma non immaginava di fare l’arbitro da ring.
L’INTERVISTA:
La battagliera consigliere regionale non si difende ma attacca dopo la rissa di Gubbio
Ada Urbani: «Colpa di Asciutti e Rossi»
PERUGIA — Il partito medita di portarla sul banco degli imputati, lei si erge ad indignata accusatrice. Ma intanto uno dei suoi avversari, l’eugubino Rocco Girlanda, annuncia di volerla perseguire penalmente per le lesioni riportate nel corpo a corpo nel corso del Congresso a Gubbio. Insorge Ada Urbani, protagonista, anche pochi giorni fa, di un’altro scontro che ha turbato palazzo Cesaroni. Che non si difende, attacca: «Purtroppo F.I. è ridotta così. Anche a Gubbio si è tentato di costruire il caso per volontà della corrente modenian-barbettiana. Ho cercato di far valere le ragioni di chi veniva escluso dal voto con motivazioni che la nostra normativa nazionale ha già cancellato e mi son trovata al centro di una bagarre. Comunque è vero che ho fatto piombare una mano sul viso di Ghirlanda. Lui, poi, stranamente s’è fatto medicare ad un braccio».
Quali le violazioni davvero contestabili a Gubbio?
«L’errore l’ha commesso il senatore Asciutti, presidente del Congresso. Ha designato alla presidenza del seggio un dichiarato esponente della fazione modeniana, palesemente favorevole a Girlanda e non certo amico dell’altro candidato, Capocciola. Fatale il clima nervoso che s’è manifestato in termini più accesi allorché si è cercato di impedire il diritto al voto».
Il clima rissoso non giova all’immagine di F.I
«Sono preoccupatissima. La credibilità del partito sta scemando a vista d’occhio. Anche a Gubbio avevamo un bel pacchetto di consensi, però negli ultimi tempi la situazione è nettamente peggiorata. E il quadro complessivo non è gratificante. Sono amareggiata: io ho dato l’anima per i successi di Forza Italia».
I capi provinciali, regionali e nazionali saranno chiamati a valutare il caso-Umbria….
«Sono d’accordo nel sostenere che la chiarezza sia indispensabile. Se il coordinatore umbro non è in grado di governare da solo, si faccia aiutare. Così non è più possibile andare avanti».
Possibile adoperarsi per gettare acqua sul fuoco?
«L’ho sempre fatto e continuerò. Bisogna fare gli interessi del partito. Se non c’è amore, almeno ci sia rispetto».
Gianfranco Ricci
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