Bastia

Fiumi di hashish e cocaina, stroncato clan Cliente costretto a vendere l’auto per i debiti

Guardia di finanza in azione a Ponte San Giovanni: arresti e sequestri

PERUGIA Fiumi di droga tra Perugia, Assisi e Bastia, che tracimavano anche fino a Spello, Bevagna, Cannara e Montefalco. Con clienti minacciati di morte se non pagavano anche gli interessi usurari imposti dagli spacciatori. È il traffico di stupefacenti bloccato dalla guardia di finanza di Perugia che ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelati emessa dal gip nel confronti di cinque persone: per tre uomini di origine marocchina è stato disposto l’arresto in carcere, per uno di Foligno i domiciliari e per un uomo di Bastia l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nell’inchiesta portata a termine dalla Sezione Goa del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Perugia, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, sono state indagate anche altre quattro persone per reati in materia di sostanze stupefacenti. Oltre un anno di indagini che hanno fatto emergere soprattutto l’importanza di Ponte San Giovanni come piazza di spaccio, con la finanza impegnata nel quartierone perugino dal 2020: solo dal novembre di quell’anno fino all’ottobre 2021, le fiamme gialle sono riuscite a sequestrare oltre 40 chili di droga, di cui 20 addirittura in un colpo solo. Con la banda comunque attiva finché non è stata fermata.
Le indagini infatti – condotte mediante le più avanzate tecniche di intercettazione telefonica e ambientale e l’utilizzo di sistemi di localizzazione satellitare e di videoripresa – hanno permesso di delineare l’esistenza di un gruppo ritenuto dedito al traffico e allo spaccio di droga (hashish e cocaina), in affari principalmente a Ponte San Giovanni e che il giudice per le indagini preliminari ha definito «collaudata rete criminale», con «una prolungata attività illecita, con carattere professionale, di cittadini stranieri e italiani dediti all’immissione nel mercato perugino di stupefacenti». Droga che arrivava anche dalla Capitale con viaggi in macchina organizzati per gli approvvigionamenti in un capannone abbandonato. «Non preoccuparti, ha preso la droga a Roma», è infatti il contenuto di una delle conversazioni intercettate dai finanzieri del Comando provinciale. Nei confronti di uno degli indagati (difesi tra gli altri dagli avvocati Delfo Berretti e Donatella Panzarola), sono emersi anche indizi di un suo coinvolgimento in reati di usura e tentata estorsione, perché, a fronte della cessione di cocaina, per un controvalore di 4mila euro, aveva preteso dall’acquirente, per il ritardo nel pagamento pattuito, interessi aggiuntivi con l’applicazione di un tasso annuo del 75 per cento, facendogli temere conseguenze e minacciandolo di violenze e pure morte in caso di inadempimento. E costringendolo a vendere la macchina per pagare i debiti. Nel corso dell’indagine, sono stati effettuati numerosi interventi che, complessivamente, hanno portato all’arresto in flagranza di nove persone e al sequestro, oltre che della droga, anche di denaro contante frutto dello spaccio su piazza.
Egle Priolo

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