Bastia

Fini a Berlusconi: dimettiti. Il premier: votami contro in Aula

Da Bastia la richiesta: passo indietro o la delegazione di Fli uscirà dal governo. Bossi attendista: sto dietro il cespuglio
Centrodestra La scossa Nuova fase Il leader di Fli disposto a un governo bis dell’attuale presidente del Consiglio “a patto di ridiscutere tutto”Sullo sfondo la battaglia per l’egemonia nella destra
BASTIA UMBRA – Il boato riempie il padiglione 8 di Umbriafiere alle 13.50. Fini parla da un’ora e venti minuti, ma è in quel momento, in quegli ultimi istanti dell’intervento di chiusura alla due-giorni di Futuro e libertà, che serve la notizia su cui il mondo politico dibatterà nelle prossime settimane, toccando al tempo stesso le corde più profonde delle migliaia dei suoi che si sono concentrati qui, nel cuore dell’Umbria: “Berlusconi deve mostrare il coraggio politico che ha già dimostrato. Lui deve dare un colpo d’ala, prendere la decisione di rassegnare le dimissioni, salire al Colle, dichiarare che la crisi è aperta di fatto e arrivare a una fase in cui si ridiscuta l’agenda, il programma, si verifichi la natura della coalizione e la composizione del governo”. E’ fatta. La pancia della platea futurista non aspettava altro. E loro, gli uomini e le donne che hanno seguito il loro leader con lo spirito d’appartenenza tipico di chi sa di dover percorrere una strada tutta in salita, esplodono in un tuono che ha del liberatorio. E scattano in piedi, battono le mani, agitano le bandiere col simbolo nuovo di zecca, o col tricolore, o gli striscioni con scritto sopra il nome delle città di provenienza. Le parole successive di Fini vengono sovrastate. E il presidente della Camera dovrà attendere gli istanti necessari a far calare i decibel per specificare che “se non ci sarà un colpo d’ala da parte di Berlusconi e lui darà ascolto ai cattivi consiglieri, è evidente che Ronchi, Urso, Menia e Buonfiglio (i ministri di Fli, ndr) non rimarranno un minuto in più nel governo”. Dimissioni del governo, “nuova agenda politica e nuovo programma, perché è cambiato tutto”, oppure uscita dei ministri dalla compagine governativa e appoggio esterno: “Continueremo a votare i provvedimenti che condividiamo”, chiude Fini prima dell’inno di Mameli.
La proposta
Il presidente della Camera si dice disposto a un Berlusconi-bis. A patto di rinegoziare tutto, appunto. Anche con un eventuale ritorno a pieno titolo dell’Udc al governo. Un’Udc che sarebbe utile a Fli come l’acqua nel deserto per arginare una Lega che “ha non solo la golden share ma anche l’iniziativa politica nel Governo”, dice Fini a una platea che non a caso riserva applausi più fragorosi alle (parecchie) stoccate contro Berlusconi e i nordisti che alle (poche) critiche nei confronti di una sinistra così fuori dal dibattito politico degli ultimi mesi – tutto arroventatosi intorno alle frizioni interne al centrodestra – che pare non essere contemplata neanche come pericolo.
La risposta
A stretto giro di posta arriva la replica ufficiosa del premier chiamato in causa: se Gianfranco Fini ritiene conclusa l’esperienza di governo deve avere il coraggio di assumersi la responsabilità di votare contro in Parlamento, dice Berlusconi ai suoi che fanno poi trapelare le parole del presidente del Consiglio. Si mimetizza Umberto Bossi, leader di una Lega che a tratti appare come la vera antagonista al progetto di nuova destra che Fli intende rappresentare: “Per ora – dice Bossi – sto dietro il cespuglio”, ma dalla Lega trapela una crescente irritazione per gli attacchi di Fini e il vertice del partito si riunirà oggi per discutere il da farsi. Rilanciano invece il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone (“le dimissioni che sarebbero necessarie sono quelle di chi, come Gianfranco Fini, usa la terza carica dello Stato per condurre una battaglia di fazione e contraria alla volontà popolare”) e il segretario de La Destra, Francesco Storace: “A Perugia Fini chiede
le dimissioni di Berlusconi, offre le dimissioni dei suoi ministri e sottosegretari e dimentica le sue”. Ma è chiaro che siamo solo alle prime battute e la partita che si è aperta ieri monopolizzerà il dibattito politico nei prossimi giorni.La pancia futurista
Certo è che, per usare le parole dello stesso Berlusconi di qualche giorno fa, in politica non si può mai dire mai. E le scomposizioni e ricomposizioni di alleanze sono all’ordine del giorno: basta rinfrescarsi la memoria andando a rileggere i toni utilizzati da Berlusconi e Bossi per le dichiarazioni nei rispettivi confronti all’indomani della rottura del dicembre 1994. Ma è altrettanto vero che quello che colpisce della platea di Fli convenuta a Bastia è l’orgoglio di chi non ci sta a farsi schiacciare. Un senso di comunità (popolo è stata una delle parole più sentite nei due giorni di convention) che si salda, ebbene sì, con il collante di un antiberlusconismo così viscerale che non ci si aspetterebbe da chi per sedici anni è stato alleato – tanto al governo quanto all’opposizione – dell’attuale presidente del Consiglio di cui si chiedono oggi le dimissioni. Gli applausi più scroscianti riservati ai Granata, ai Briguglio, ai Barbareschi, arrivano quando vengono toccati i temi della legalità contrapposta all’affarismo, dei festini che screditano l’Italia all’estero, del premier “eterno imputato”. E applausi, in un crescendo, arrivano quando lo stesso Fini cita come esempi di moralità, nell’ordine: Moro, Berlinguer e Almirante. C’è l’orgoglio di gente che ha una lunga militanza politica alle spalle in quegli applausi. Di gente che tenta di rimettere in gioco un patrimonio che è come se si stesse ridispiegando oggi dopo anni di compressione: “Finalmente siamo a casa”, è stata un’altra delle frasi più ascoltate negli interventi che hanno preceduto quello del presidente della Camera. Un patrimonio che, appunto, si coagula nella pancia del nascente partito anche grazie all’essere “anti”. Come se i confini di una destra nazionale, legalitaria, immune dal culto della personalità del leader, dei diritti civili per tutti e tutte, non succube dell’affarismo, venissero ridisegnati grazie a una serie di “così no” incarnati dal berlusconismo. La sfida
Fini conosce bene quella pancia e ieri a Bastia ha tentato di offrirle uno sbocco politico tattico-contingente chiedendo le dimissioni di Berlusconi per ridiscutere tutto. Ma la strategia di medio-lungo periodo è altra e ben più ambiziosa: quella della conquista dell’egemonia culturale all’interno della destra. E soprattutto di strapparla, l’egemonia, a chi oggi detiene la “golden share”delgoverno:laLega.Chenon a caso è stata un altro dei bersagli più mirati e colpiti. Questa è la vera sfida lanciata ieri sotto lo slogan: dimissioni o appoggio esterno. Una sfida che si nutre di un occhio di riguardo alle forze sociali tutte, “Cgil compresa”, dice Fini citando le organizzazioni riunite nel “Tavolo di lavoro per la crescita” nel quale “il Governo non è rappresentato” e chiedendo la convocazione degli “stati generali dell’economia”. Una sfida che punta a costruire un nuovo centrodestra per fare di Fli “quello che il Pdl non è riuscito a diventare” (altro tema ricorrente). Una sfida che, dal momento che al nord “il Pdl è diventato una copia sbiadita della Lega”, punta a rimettere al centro il sud, con politiche mirate sia dal punto di vista economico (defiscalizzazione per chi investe) che con riforme istituzionali (l’istituzione di una camera delle Regioni che faccia da contrappeso al federalismo).
Alleanze e rimescolamenti
E a proposito di riforme, Fini puntualizza che uno dei cardini dell’eventuale nuova agenda politica del centrodestra che dovrebbe andare “ben al di là dei 5 punti evocati da Berlusconi” è la riforma dell’attuale legge elettorale.Untemaadirpocoindigesto a Pdl e Lega e che potrebbe essere invece il ponte per un’eventuale alleanza “tecnica” con chi oggi al governo non è. Prove di nuove alleanze? Prove di governo tecnico? Vista la fluidità degli eventi è presto per dire. Certo è che Fini – con il cambiamento di marcia chiesto, e soprattutto con il prologo che dovrebbe aprirlo, le dimissioni di Berlusconi – ha messo l’asticella molto in alto. E, visto anche il boato arrivato dal corpaccione della platea di Fli alla richiesta di dimissioni di Berlusconi, pare proprio che la partita aperta sia un’altra e lunga.
Quella dell’egemonia all’interno del centrodestra, appunto.
f.marcucci@giornaledellumbria.it

di FABRIZIO MARCUCCI

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