Bastia

Finanziaria e Umbria, le bugie sui tagli

Sarebbe necessario che gli enti locali eliminassero le spese inutili
Il caso del Comune di Perugia è emblematico



Finanziaria, non sempre i tagli fanno male


GIUSEPPE CASTELLINI


Una noia e una farsa. Una noia perché, dopo anni in cui uno dice sempre la stessa cosa senza che poi gli allarmi reggano alla prova successiva dei fatti, come minimo ha annoiato. Una farsa perché la ritualità, soprattutto quando assume toni da operetta, la prima volta desta attenzione ma dopo solo irritazione.
Così gli allarmi degli amministratori locali umbri sui tagli apportati dalla Finanziaria – quella approvata giovedì dal governo nazionale – ai trasferimenti correnti agli enti locali appaiono stantii, roba avariata da servire a chi è di bocca buona alla tavola del prossimo appuntamento elettorale. In sostanza, analogamente a quanto detto un anno fa, due anni fa, tre anni fa fino ad almeno una quindicina di anni fa, gli enti locali sostengono che, con questi tagli, sarà inevitabile ridurre i servizi.
Senza dire che, prima di contrarre i servizi, sarebbe necessario che gli enti locali taglino una serie di spese inutili, di consulenze e di prebende. E che ce ne siano dappertutto lo dimostra il richiamo avanzato dai Ds nei confronti delle amministrazioni regionali del centrosinistra.
Non solo, ma l’esperienza dimostra che il taglio graduale dei trasferimenti statali agli enti locali – in contemporanea con la maggiore autonomia nell’imporre tributi – ha reso più virtuosa e responsabile la finanza locale. Perché per l’amministratore di un Comune un conto è spendere sapendo che non deve direttamente chiedere i soldi ai suoi cittadini contando sul fatto che tanto paga Pantalone, un conto è sapere che per spendere deve chiedere i soldi ai suoi amministrati. E’ ovvio che nel secondo caso è più accorto perché deve rendere conto. E allora negli anni scorsi cosa è avvenuto? Il caso del Comune di Perugia è emblematico. Per fare fronte al taglio dei trasferimenti il Comune ha attuato un serio recupero dell’evasione e dell’elusione dei tributi municipali: dall’Ici alla tassa rifiuti all’acqua. Grazie al recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale, come ammesso apertamente dallo stesso Comune, fino al 2004 il Comune di Perugia non solo non ha dovuto tagliare servizi, ma addirittura in alcuni casi li ha allargati senza procedere ad aumenti di tasse e imposte. Il recupero dall’evasione, in sostanza, è stato maggiore di quanto tagliato con i trasferimenti. Anzi, l’impegno sul recupero dell’evasione è stato dettato proprio dalla necessità di fare fronte alla riduzione dei trasferimenti.
Stessa cosa per le Università: pachidermi senza slancio e senza dare un vero contributo allo sviluppo, corporative e scandalosamente clientelari per decenni, si sono date una mossa (peraltro ancora del tutto insufficiente) solo quando i trasferimenti dello Stato sono rallentati con il contemporaneo invito agli atenei a cercare le risorse sul territorio (da qui le intese delle Università con le associazioni imprenditoriali e la partecipazione a progetti di sviluppo). Oltre che a contenere le spese tagliando (ma ancora siamo lontanissimi dalla sufficienza) le spese inutili.
In sostanza, è vero che la Finanziaria approvata dal governo centrale prevede un’ulteriore riduzione dei trasferimenti correnti agli enti locali, ma allo stesso tempo prefigura un maggiore impegno di questi nell’evasione ed elusione fiscale, attribuendo loro il 30% di quanto verrà recuperato. E gli enti locali (che sono organi dello Stato e quindi tenuti a concorrere alla lotta all’evasione ed elusione fiscale) su questo fronte, almeno per quanto riguarda i tributi municipali, si sono dimostrati molto capaci.
Alla fine, c’è da scommetterlo, quanto entrerà nelle loro casse per questa via sarà superiore al taglio dei trasferimenti – in parecchi casi pure di parecchio -e daranno una mano concreta sul fronte della giustizia fiscale. Senza contare che di spese inutili da potare ce ne sono tante in molti enti locali umbri. Anche in questo caso l’esperienza degli anni scorsi lo dimostra.
Tanto basta per dire che certe drammatizzazioni in atto in questi giorni sono così esagerate da rappresentare uno spettacolo da operetta. E, come noto, l’operetta è un genere che non va più. Perché, al contrario di quanto pensano alcuni, il popolo non è bue. E non ha più – se mai l’ha avuto – l’anello al naso.


 

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