Bastia

Fatto il Pd vanno fatti i «piddini»

Anna Mossuto


Non era il primo giorno  di scuola, era la prima volta dell’assemblea regionale del Pd. Nella sala della Domus Pacis non c’era entusiamo, né tanto meno filtravano particolari emozioni. Così quella di ieri è apparsa più che altro un’adunata di esponenti politici che, dopo fatica e successo delle primarie, si ritrovano per intraprendere un viaggio insieme.


Un po’ spaesata, un po’ distratta, la platea ha ascoltato la relazione della neosegretaria Maria Pia Bruscolotti. Qualche parlamentare è rimasto in prima fila anche durante gli altri interventi, per la più a leggere il giornale, più di un altra non ha abbandonato mai i corridoi dove ha tenuto banco con aneddoti e battute.
Per il resto la sala si è ripopolata e ammutolita solo quando ha preso la parola la presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti che in un paio di passaggi ha detto cose sacrosante: i partiti stiano un passo avanti delle istituzioni, i politici vadano in mezzo alla gente, a interessarsi dei problemi, e si torni a fare politica mettendoci la passione, l’intelligenza e la faccia. Sono tre concetti il cui richiamo vuole dire che i fatti stanno esattamente al contrario. E cioè che i partiti stanno a rimorchio delle istituzioni, che mancano di progettualità, di elaborazione, forse anche di autonomia. Che i politici sono rintanati nei palazzi e nelle
segreterie a fare altro, di sicuro a non occuparsi delle mille questioni che assillano i cittadini, a non sforzarsi di capire quello che accade nella realtà di tutti i giorni o peggio ancora a nascondersi la testa sotto la sabbia sostenendo il contrario di ciò che è evidente. E per finire che la politica di oggi si fa senza sentimento, senza testa e senza dignità. Sferzate dure, di denuncia e anche di autocritica, pronunciate in un contesto che segna l’avvio di una nuova stagione della politica umbra e quindi per ciò hanno l’effetto di essere più incisive, più appropriate, e, speriamo, anche più ascoltate. Peccato che nessun altro in sala abbia raccolto il filo del discorso né per esprimere approvazione né per motivare dissenso.
Comunque tornando al Partito democratico, uscito dalle primarie del 14 ottobre, c’è da dire che da allora e per quasi un mese dalla nascita la creatura è stata in incubatrice e più di qualcuno, che pur aveva avuto un ruolo di primo piano durante la gestazione, si andava chiedendo se non c’era bisogno di secondarie o anche terziarie per accorgersi che anche in Umbria un nuovo partito era stato partorito, che il dieci per cento della popolazione aveva affollato seggi e gazebi per chiedere una politica nuova.


Ieri il debutto, la prima uscita a Santa Maria degli Angeli con l’insediamento dell’assemblea, l’incoronazione della segretaria e l’avvio di un percorso che dovrà portare entro il mese alla nomina dei due coordinatori provinciali e alla costituzione dei gruppi unici nelle amministrazioni. In merito a questi due ultimi punti è già scoppiata la bagarre, per ora sotterranea e strisciante, perché anche questa volta la politica scende dai piani alti e torna al livello basso, che è quello esclusivo della spartizione degli incarichi. E la storia si ripete, come in estate quando ci fu il braccio di ferro per la scelta del segretario regionale con veti e controveti, per poi finire tutti a capo chino davanti al diktat romano. Come a fine settembre quando andarono in scena gli psicodrammi per l’individuazione dei candidati nelle liste delle assemblee regionale e nazionale. Ora, per i coordinatori e i coordinamenti provinciali, la posta in palio non è di basso conto perché si tratta di tentare di ristabilire equilibri ma i margini sono ridotti perché degli organismi entrano a far parte sindaci, presidenti di Provincia e capigruppo consiliari appartenenti al Pd. E se due più due fa quattro nei coordinamenti provinciali il ruolo di leone lo faranno’ gli ex Ds rispetto agli ex’ Margherita. Quindi il dialogo tra le due anime del Pd è tutto incentrato sulla scelta di chi e quanto garantisce alla controparte. Di sicuro i due coordinatori saranno di provenienza diessina, ma quello che incute più timore è la funzione che dovranno assolvere i coordinamenti, e cioè per esempio se dovranno sbrigare l’incombenza delle candidature per le prossime elezioni. Non meno interessante è il capitolo dei gruppi unici, anche in questo caso c’è il rischio di procedere con il bilancino perché il Pd sarà anche una bella cosa, ma i posti a sedere sono veramente diminuiti. E se poi in questi giorni spunta qualche crepa nella maggioranza allora i fili del nuovo partito potrebbero sfilacciarsi e le toppe non nascondere le vergogne. Nella sua relazione la Bruscolotti ha parlato di “nostalgia di un mare ampio e infinito” per costruire una nave, la speranza è che non ci si adagi nel rimpianto anche perché ora che è stato fatto il Pd tocca fare i “piddini”.


Anna Mossuto
anna.mossuto@edib.it

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