La Valentino spa si costituisce parte civile contro Roberto Ferrare. Avrebbe diffuso capi falsi con marchi veri

Nuovi guai per l’imprenditore che si insediò alla Hemmond prima del fallimento


FRANCESCA BENE


PERUGIA – Nuovi guai per Roberto Ferrante, l’imprenditore abruzzese già indagato in due pesanti procedimenti, quello per il presunto fallimento “pilotato” della Hemmond di Bastia e un altro per i reati di estorsione e truffa ai danni dei clienti. Filo conduttore dei guai con la giustizia dell’imprenditore è sempre la nota ditta tessile di Bastia che, dopo aver dato per decenni lavoro a centinaia di famiglie della provincia, ha chiuso i battenti per cause ancora tutte da chiarire.
Ferrante prese in affitto il magazzino della ditta ormai in ginocchio, promettendo di salvarla. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe però approfittato della disponibilità del magazzino della Hemmond, si sarebbe appropriato delle etichette vere di grandi griffe che si servivano dalla ditta e li avrebbe apposti su capi rigorosamente falsi.
I “tarocchi” d’autore, partiti dall’Umbria avrebbero “infestato” i negozi di tutti Italia e sarebbero stati esportati anche al-l’estero.
Ebbene l’ultimo procedimento penale avviato contro Ferrante dalla procura di Avezzano vede come parte civile anche la Valentino spa. In particolare Ferrante è accusato di “introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni contraffatti”. I primi capi “truccati” con l’apposizione di marchi veri sottratti dai magazzini della Hemmond sono stati sequestrati nel 2005 dalle Fiamme Gialle. Il ritrovamento fece subito scattare controlli a tappeto a cui presero parte anche i tecnici della “Valentino”.
Il rebus sulla provenienza dei falsi d’autore è stato però sciolto solo qualche anno dopo, quando gli investigatori hanno individuato un magazzino pie-no della stessa merce non lontano da Chieti. Il capanonne era nella disponibilità di Roberto Ferrante, l’affittuario appunto della fabbrica di Bastia poco prima del declino. I “Valentino” fasulli erano stipati in un magazzino di seimila metri quadrati in provincia di Teramo.
Il re del tarocco, in novembre è stato rinviato a giudizio per estorsione e truffa. I capi d’abbigliamento sequestrati in Abruzzo erano infatti pronti per essere spediti in Canada, acquistati da un’azienda d’Oltreoceano. Indagate in questo filone anche altre due persone, legate alla ditta canadese che aveva acquistato i 250mila capi il cui valore è stato stimato intorno ai tre milioni e seicentomila euro. Oltre al super sequestro, la Guardia di Finanza ha sigillato anche altri duemila pezzi trovati durante le perquisizioni.
Il procedimento madre, quello per il fallimento della ditta bastiola e per la presunta sparizione di oltre 24 milioni, è in attesa dell’udienza preliminare. Il rinvio a giudizio è stato chiesto, dai pm Manuela Comodi e Sergio Sottani per due ex amministratori Mario Colonnesi e Arnaldo Incontri (difesi dagli avvocati David Brunelli e Donatella Tesei) indagati per bancarotta per essersi appropriati di beni della Hemmond facendola fallire, il commercialista Marco Versiglioni accusato di avere simulato dei crediti che invece erano stati già pagati, l’ex dipendente Mario Momi indagato per avere fatto sparire del materiale dopo il fallimento e appunto l’imprenditore Roberto Ferrante che aveva preso in affitto (mai pagato) l’azienda dopo la dichiarazione di crac, accusato di truffa e appropriazione indebita.
Il colosso del tessile fallito aveva un giro d’affari di oltre 160 miliardi di vecchie lire di giro d’affari e 148 dipendenti. L’udienza preliminare per il crac è fissata per il 26 febbraio. In aula testimonierà il curatore fallimentare, Cucchia.
Intanto nei giorni scorsi gli amministratori Colonnesi e Incontri, hanno spiegato che la richiesta di rinvio a giudizio
formulata nei loro confronti si basa solo su “dati errati”. In pratica la Guardia di Finanza avrebbe sbagliato nel copiare le righe dei registri. La Hemmond sarebbe invece fallita a causa del calo delle commesse da parte della Valentino. Staremo a vedere quel che deciderà il gup.

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