La coopcostruttori di Argenta rovina 5mila soci e i dipendenti
La Coopcostruttori di Argenta, è un colosso nel settore delle costruzioni con sede Tra Ravenna e Ferrara. Questo pezzo di socialismo reale all’emiliana, gestiva un corposo giro di affari soprattutto nel settore degli appalti per i lavori pubblici. Nel 1993 in piena Tangentopoli, una fuga di notizie fece andare su tutte le furie Francesco Saverio Borrelli. I verbali che dovevano rimanere a impolverarsi tra gli scaffali della procura di Milano, invece, divennero di pubblico dominio, riguardavano tra l’altro le dichiarazioni del presidente della Coopcostruttori rag. Donegaglia il quale raccontò a Di Pietro che
a) In base ad accordi politici a livello nazionale «in tutti gli appalti una quota era riservata alla lega delle cooperative»;
b) «Il consorzio cooperative costruzioni provvedeva poi a distribuire i lavori tra le diverse coop»;
c) c’erano incontri periodici con i rappresentanti del partito che facevano presenti «le necessità economiche» di Botteghe Oscure alle quali le coop provvedevano con «liberi contributi» non tangenti per carità, «secondo le proprie disponibilità».
La crisi dei pubblici appalti provocata da Tangentopoli, coinvolse anche il colosso di Argenta. La mancanza di liquidità venne risolta dalla “finanza creativa” della coop “rossa” con sede in un comune dove la maggioranza “rossa” poteva contare su 26 consiglieri contro 4 di opposizione, dove il sindaco e gli amministratori dovevano essere graditi alla Coopcostruttori che provvedeva anche ad indicare i primari dell’ospedale. Dove, se non in questo paese del comunismo applicato, potevano essere garantite le classi operaie, i pensionati e i risparmiatori? Tutto questo, fece in modo che i dipendenti delle coop, oltre a pagare una quota annuale di circa 250 euro, accettassero anche il pagamento del 10% dello stipendio in quote della cooperativa. Visto il successo dell’operazione, a fine anno le città di questa zona fortunata immersa nel “socialismo reale”, venivano tappezzate di manifesti che offrivano al pubblico nuove «apc» (azioni di partecipazione cooperativa) con rendimenti al 4 -4.5% annuo; sembra che si sia arrivati anche al 7%. La gente si fidava e ci credeva, peccato che adesso tutte quelle «apc», acquistate con il 10% dello stipendio e con i risparmi dei lavoratori e dei pensionati, siano diventate carta straccia. Tutto questo è stato messo in ombra dagli scandali “Argentina”, “Cirio” e “Parmalat”, ma la gravità dei fatti di Argenta, secondo me è al pari degli altri visto che tutto è avvenuto sotto gli occhi degli amministratori pubblici che si preoccupavano solo di far presenti «le necessità economiche» del partito senza preoccuparsi della provenienza del denaro. Poi sono i datori di lavoro che, per produrre profitti, sfruttano la classe operaia!
Francesco Fratellini
Resp. Informazione e programmazione
Forza Italia Bastia Umbra
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