Bastia

Fallimento per la «Trilly»

 LA VERTENZA   


L’istanza verrà discussa dal tribunale a giugno
 
DENUNCIA Uil: «Troppe anomalie per gli addetti»


— BASTIA —
E’ FINITA dopo un periodo di crisi durato almeno un anno per la Trilly Confezioni di Ospedalicchio che sembra avviata inesorabilmente verso il fallimento. L’istanza sarà discussa dal Tribunale fallimentare di Perugia a giugno, mentre dei 44 dipendenti in forza nel 2006 ne rimangono solo cinque, i più anziani intorno ai 50 anni d’età che non riescono a trovare una diversa collocazione nel mondo del lavoro. E’ quanto emerso ieri mattina nel corso della conferenza stampa della Uil e illustrata dal segretario, Giorgio Salucci, sindacalista assai esperto nel settore tessile. Fu, infatti, testimone di un’altra grave crisi del settore 5 anni fa che si concluse, anche quella volta, con la chiusura della Hemmond. «Un caso analogo, ma non paragonabile all’attuale. Non ricordo che una vicenda del lavoro come questa della Trilly — ha sottolineato Salucci — abbia registrato, così tante anomalie tutte a danno dei dipendenti». Solo due mesi fa in un altro incontro con i giornalisti la triplice, c’erano anche Cgil e Cisl, aveva annunciato l’imminente svolta con la cassa integrazione e l’ingresso nell’azienda tessile del nuovo socio, Luigi Antonio Manieri, capofila dell’omonimo gruppo finanziario romano. Ebbene, erano speranze senza fondamento. «L’accordo sindacale del 23 febbraio – ha ricordato Salucci – sulla cassa integrazione speciale non ha avuto alcun seguito, per cui i dipendenti non solo sono rimasti senza salari dallo scorso settembre, ma non hanno potuto fruire degli ammortizzatori sociali». Nel mirino del sindacalista e dei cinque dipendenti, iscritti a Cisl e Cgil presenti alla conferenza stampa, c’è innanzitutto l’imprenditore Burchielli che non ha neanche chiesto la cassa integrazione, ma anche le istituzioni territoriali e, in qualche misura gli altri sindacati. «Non posso sottacere — ha detto Salucci — che come ultimo tentativo lo scorso aprile, il sindaco di Bastia, da me sollecitato, non ha convocato il tavolo di concertazione imprenditore-istituzioni-sindacati per recuperare quanto era ancora possibile». Una storia emblematica di come non dovrebbero essere le crisi economiche aziendali, che penalizzano soprattutto il tessile. In questo caso è da augurarsi che sia almeno recuperabile una parte dei 500mile euro di credito che le maestranze rivendicano nei confronti della proprietà.
m.s. 
 

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