Per il pm Comodi non ci sarebbero stati errori nei libri, ma la sparizione di 24 milioni di euro
BASTIA – Colpo di scena per la verifica dei bilanci della Hemmond. Il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto la revoca del perito contabile che doveva esaminare i documenti della fallita azienda. Di conseguenza il giudice per l’udienza preliminare ha concesso una integrazione peritale e rinviato l’udienza.
Secondo il pm Manuela Comodi il lavoro svolto sin qui dal perito non era così chiaro come avrebbe dovuto. Alcuni passaggi, infatti, avrebbero concesso più spazio ad errori materiali nella trascrizione delle operazioni finanziarie invece che accertare eventuali mancanza nella gestione. Cosa che è stata subito notata dal nuovo perito la professoressa Daniela Saitta. Ad essa il giudice ha dato mandato di verificare tutti i bilanci della Hemmond.
Il pubblico ministero Manuela Comodi ribatte duro sulle accuse: i due amministratori Mario Colonnesi e Arnaldo Incontri sono indagati per bancarotta per essersi appropriati di beni della Hemmond facendola fallire, il commercialista accusato di avere simulato dei crediti che invece erano stati già pagati, l’ex dipendente Mario Momi indagato per avere fatto sparire del materiale dopo il fallimento e l’imprenditore Roberto Ferrante che aveva preso in affitto (mai pagato) l’azienda dopo la dichiarazione di crac,accusato di truffa e appropriazione indebita. I cinque sono difesi dagli avvocati David Brunelli, Donatella Tesei, Fernando Mucci, Augusto La Morgia, Marco Angelini, Delfo Berretti e Gianluca Gaudenzi.
La battaglia legale sul fallimento della Hemond si infiamma nell’aula gip del Tribunale di Perugia.
Il punto centrale sta tutto nel ricostruire il giro che hanno fatto quasi 24 milioni di euro dalle casse della Hemmond al nulla. Già sulla cifra è scontro aperto: i conti sarebbero stati fatti male, non si tratta di 17 milioni di euro, ma solo di 5. Per questo i legali dei cinque imputati per il fallimento “pilotato” (secondo l’accusa sostenuta dal pm Manuela Comodi) della ditta tessile di Bastia Umbra, hanno chiesto una perizia sui libri contabili.
Dall’andamento di queste prime udienze sembra che la necesità di ricostruire come e perché una ditta con un fatturato da capogiro, con filati di gran pregio, richiesti dai più affermati stilisti, si sia ritrovata con debiti enormi e 24 milioni in meno nei conti, sarà demandato ad altra sede.
U. M.

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