Bastia

Falde e pozzi inquinati In diciotto a giudizio

Processo Codep Assolta l’ex giunta Marcantonini perché “il fatto non sussiste o non costituisce reato”
PERUGIA – Associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, al disastro ambientale, all’avvelenamento delle falde acquifere. La guerra dei maiali, scoppiata un afoso luglio di ormai tre anni fa, è al giro di boa. Escono dall’inchiesta sulla gestione del depuratore per lo smaltimento dei reflui suinicoli, gli ex amministratori e un tecnico del Comune di Bettona tutti assolti (con rito abbreviato) perché il fatto non sussiste o non costituisce reato ma bocciati dall’elettorato che nelle urne del 6 e 7 maggio non li ha riconfermati (la procura, il pm Manuela Comodi, aveva chiesto dai due ai tre anni). Il giudice per le indagini preliminari Luca Semeraro conferma invece le pesanti accuse nei confronti di 18 tra imprenditori e responsabili dell’Arpa tutti rinviati a giudizio: si tratta di Graziano Siena (assolto dal reato di abuso d’ufficio), Rinaldo Polinori, Giovanni Mattoni, Sergio Longetti, Nicola Taglioni, Gianni Berretta, Stefano Zanotti, Massimo Mencarelli, Nicoletta Giammarioli,Renato Mattoni, Giuseppe Mencarelli, Giuseppe Meschini, Giampaolo Proietti, Paolo Schippa, Renato Taglioni, Susanna D’Amico, Antonio Bagnetti e Claudio Menganna.L’accusa Secondo le indagini condotte dagli uomini del nucleo ecologico dei carabinieri guidato dal capitano Giuseppe Schienalunga “il sodalizio operava mediante l’irregolare e non autorizzata gestione dell’impianto al fine di consentire ai consociati di disfarsi agevolmente degli enormi quantitativi di rifiuti prodotti dalle proprie aziende zootecniche,lucrando sia sui notevoli risparmi derivanti dallo smaltimento illecito, anche attraverso falsi conferimenti di terreni, da parte dei proprietari, per rendere formalmente legittima l’attività finale di utilizzo agronomico dei reflui liquidi trattati; sia sui proventi e le utilità derivanti dalle illecite attività connesse all’esercizio dell’impianto in violazione di legge”. Un meccanismo illecito che, secondo il gip e la procura, poteva funzionare grazie alla complicità dei tecnici dell’Arpa che “continuativamente omettevano provvedimenti sanzionatori” e “rilasciavano pareri formali o fornivano agli uffici superiormente preposti note rappresentanti una realtà dei fatti parziale o alterata… per finalità funzionali esclusivamente alla continuazione delle condotte illecite da parte del sodalizio, anche omettendo di contestare gli addebiti in occasione di episodi di sversamento, segnalandoli agli autori perché ne occultassero le tracce”. Il processo prenderà il via il prossimo 10 gennaio 2013 (con un’udienza interlocutoria il prossimo 21 giugno) in Corte d’assise: il gip ha riconosciuto anche l’ipotesi di disastro ambientale “consistito nello stravolgimento e nella
compromissione dell’equilibrio naturale dei terreni e delle acque, attraverso l’illecito, concentrato e continuativo smaltimento nel corso degli anni di milioni di tonnellate di rifiuti e l’avvelenamento delle acque destinate all’alimentazione di un numero considerevole e indeterminato di persone”. Gli imputati sono difesi tra gli altri dagli avvocati Maria Mezzasoma, Ubaldo Minelli, Alessandro Bacchi, David Brunelli, Francesco Falcinelli, Nicodemo Gentile, Giuseppe Innamorati, Giancarlo Viti, Franco Libori, Pietro Magrini, Anna Lombardi, Franco Pirami e Stefano Carini. Si sono costituite parti civili Legambiente (avvocato Emma Contarini) e il comitato per l’ambiente che all’esterno del tribunale ha ricevuto un’accoglienza poco amichevole.
di Patrizia Antolini

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