La cocaina da Napoli in un caso ha viaggiato su un’ambulanza. Eseguite 16 custodie cautelari
 IL TRAGITTO: Da Barra e Ponticelli la «roba» giungeva in Umbria

— PERUGIA —
LA COCAINA della camorra, che da Napoli sarebbe arrivata addirittura a bordo di un’ambulanza ‘scortata’ da due macchine-staffetta e in alcuni casi veniva pagata anche tramite vaglia postali on-line intestati alle madri degli indagati. Quelle «magliette», quei «pantaloni», quei «panini» per gli «amici», in realtà erano la droga che Domenico Cerqueto, detto Mimmo, affiliato del clan Aprea Cuccaro dei rioni Barra-Ponticelli, piazzava in Umbria. L’«assaggiatore» era un sindacalista della Uil che di notte girava le discoteche e conosceva i vizi dei frequentatori.

Chi non pagava diventava vittima di estorsioni: televisori, cellulari e computer. Finché il conto non veniva saldato e il debito con la malavita organizzata non era stato estinto.
I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Perugia e i militari della Compagnia di Assisi nelle ultime ore hanno eseguito 16 ordinanze di custodia cautelare: dieci in carcere e sei agli arresti domiciliari. La ‘roba’ arrivava nella zona di Bastia da una coppia di fornitori, marito e moglie — Vincenzo Piccolo e Claudia Rizzo —. Gli ‘affari’ — secondo quanto emerso dalle indagini — sono andati in crisi nel febbraio 2009 a causa di mancati pagamenti. Per questo il «Gigante» Obi Mmaduka, nigeriano, diventa provvidenziale per accontentare tutti. «Dalle conversazioni — è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip Carla Giangamboni — emergeva chiaramente come Corrado Savarese (volontario della sezione della Croce Rossa Italiana di Bastia Umbra e sindacalista Uil) fosse incaricato di gestire, alle dipendenze del cugino Cerqueto, un traffico consistente di stupefacente». Ma «i pagamenti avvengono in maniera incompleta a causa del ritardo con cui Cerqueto e Savarese ricevono le somme loro dovute», è nelle carte del pm Claudio Cicchella e del collega Giuliano Mignini della Direzione distrettuale antimafia. La moglie di Savarese, «ignara dell’attività illecita del coniuge , a fronte dei continui riferimenti a ‘magliette’ e ‘pantaloni’ da pagare in un’occasione si era mostrata stupita di non aver mai visto in giro i capi d’abbigliamento di cui tanto aveva sentito parlare». Il luogotenente Mario Fringuello e il capitano assisano Andrea Pagliaro hanno spiegato che esisteva una «cassa comune» per fronteggiare i pagamenti, un fondo che era utile a reinvestire in nuovi approvvigionamenti.
In carcere in seguito all’operazione «Mal’omm» sono finiti anche Ciro Romano, Giuseppe Esposito, i tunisini Faris Hammami e Mezri Fauzi.
Tra quanti sono stati ristretti agli arresti domiciliari c’è Roberto Esposito, Pasquale Napolitano, Vincenzo Porricelli, Massimo Russo, Massimiliano Caggiano e Pietro Visconti («impegnato come volontario con la Protezione Civile di Bastia Umbra»).

 ENZO BERETTA

«Avevano individuato un territorio ma hanno trovato il giusto contrasto»
— PERUGIA —
IL «LEGAME» emerso con la criminalità organizzata campana «non significa che la camorra ha le mani sull’Umbria. Questo non è vero. Avevano individuato un territorio per spacciare, ma hanno trovato pane per i loro denti». Lo ha detto il comandante provinciale dell’Arma Carlo Corbinelli. «L’attenzione della camorra non significa un loro successo», ha concluso il colonnello.

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