False fatture, sequestrate villette per 200 mila euro a imprenditore che è stato considerato contiguo ai Belforte

Indagate anche la moglie e una prestanome. Nel giro pure un hotel di Bastia Umbra

di Alessandro Antonini
PERUGIA Un imprenditore “asseri tamente contiguo al clan Belforte di Marcianise” in una precedente inchiesta,un presunto giro di fatture false nel settore edile, l’ombra della camorra che si staglia sul Cuore verde. I finanzieri del comando provinciale di Perugia indagano su una serie di reati finanziari contestati a un edile campano, classe 1968, che opera in Umbria, fa sapere il procuratore capo di Perugia, Raffale Cantone. Tutto nasce da un precedente fascicolo su “un possibile reimpiego di denaro proveniente dalla criminalità organizzata”, poi archiviato. Si è proceduto quindi ad accertare i reati fiscali. Sono state sequestrate “per equivalente” quattro villette in fase di costruzione a Papiano di Marsciano, conti correnti (3 mila euro) e quote societarie (25 mila euro) per un totale di 203.853 euro. Indagata anche la moglie dell’imprenditore, 52 anni, e una donna del 1966 nata in Svizzera. Il clan Belforte è considerato uno dei potenti e longevi di tutta la camorra, prima affiliato a Cutolo e poi, dopo la faida con la Nuova famiglia, ha siglato l’alleanza coi Casalesi fino alla guerra coi Piccolo. E’ attivo nelle attività legate agli stupefacenti, estorsioni, usura e edilizia, per l’appunto. Il fascicolo umbro nasce da un’indagine radicata in Campania per cui poi è caduta l’ipotesi accusatoria iniziale. Ma sono emerse criticità fiscali e tributarie collegate a due società riferibili all’imprenditore 55enne situate a Bastia Umbra e Marsciano. Quest’ultima è una srl nel campo edile mentre la prima gestisce alberghi, uno proprio a Bastia. La gestione di un altro hotel a Marcianise è assegnata a una società controllata al 90% dalla srl edile di cui sopra.Sono contestate all’imprenditore campano “una serie di violazioni tributarie – fa sapere la Procura – commesse dal 2014 al 2017”, in particolare “l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. La provvista illecita così ottenuta è stata “successivamente trasferita alla società edile di Marsciano, intestata alla 57enne considerata prestanome ma amministrata di fatto – secondo gli inquirenti dall’imprenditore medesimo, che reimpiegava i soldi per la propria attività”.Nell’atto di sequestro preventivo – firmato dal Gip Angela Avila il 20 novembre scorso – si legge che dall’indagine madre, per cui il pm ha avanzato richiesta di archiviazione, era emersa “un’anomala operatività di flussi di denaro” tra la srl edile e la società di gestione del’hotel, “alla quale si aggiungeva la circostanza che , da ulteriori verifiche, era emerso il coinvolgimento dell’imprenditore nella realizzazione di 2 bifamiliari a Marsciano risultate terminate nella parte strutturale, senza alcune finiture interne e esterne”.Le anomalie consistono in un “cospicuo numero di bonifici dai conti della società alberghiera a quella edile” con causali generiche “acconto o pagamento fatture”,per 204.384,40 euro. Da qui l’indagine sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti e relative a presunti lavori eseguiti nell’hotel bastiolo. Gli accertamenti dei finanzieri hanno coinvolto anche gli uffici del Comune di Bastia, appurando che alcuni interventi erano stati effettuati senza titoli abitativi, in particolare un magazzino trasformato in area wellness.

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