Bastia

ECCO I NOMI DI CHI INCASSA

di VITTORIO FELTRI


La Casta offre ogni giorno un motivo in più per detestarla. Ieri le agenzie di stampa hanno lanciato una nota meritevole di essere ripresa. A proposito della Finanziaria, «l’Europa richiama l’Italia: debito troppo alto (capirai che novità; n.d.r.). Replica Padoa-Schioppa: non abbiamo mancato impegni con Ue». Evidentemente, una delle due fonti racconta balle. Da un anno e mezzo il governo si gloria annunciando trionfalmente ai sudditi: «Abbiamo sistemato i conti dello Stato». Ma se il passivo è aumentato nonostante la crescita vistosa del gettito fiscale, in che cosa consiste la sistemazione dei conti? E a che cosa è servito prelevare più soldi dalle tasche dei cittadini? Sono domande alle quali né Prodi né Padoa-Schioppa rispondono, forse consapevoli di non avere argomenti persuasivi. E allora rispondiamo noi. Il problema è che i maggiori introiti dovuti agli inasprimenti tributari bastano a malapena a coprire la spesa inarrestabilmente in salita. Perché in salita? La Casta non spende per finalità sociali ossia per andare incontro alle richieste degli italiani: infrastrutture, servizi efficienti, ammortizzatori sociali eccetera. Bensì allo scopo di garantire la sopravvivenza a se stessa: mantenere i privilegi assurdi di cui gode e assicurarsi l’appoggio di clientele insaziabili. L’ultimo esempio di gestione allegra viene dalla scoperta giornalistica di cui riferiamo con ampiezza di dati. I ministeri si avvalgono di un numero esorbitante – oltre mille – di consulenti pagati o addirittura strapagati per prestazioni professionali di dubbia utilità. In parole povere. Quasi tutti i dicasteri hanno un organico pletorico: funzionari e impiegati assunti apposta per fronteggiare ogni esigenza. Che bisogno hanno i ministri di contornarsi di altro personale, esperti o presunti tali? È incomprensibile. O meglio, ciò si comprende soltanto sospettando che certi contratti siano stati fatti ad amici e amici degli amici, così, tanto per “nutrire” l’appetito di vari partiti interessati a crearsi una corte di affezionati signorsì. Un’altra spiegazione non riusciamo a darcela. Non stiamo dicendo che la causa principale dei buchi nelle casse siano le consulenze nel giro del governo. Ma è una delle tante cause che provocano il dissesto. Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un’altra notizia sconvolgente: le auto blu riservate alla Casta sono più di 570.000. Se calcoliamo che ogni macchina è costata come minimo 50 mila euro, arriviamo a scrivere la cifra impressionante di 28.500.000.000 euro. Aggiungiamo che ogni auto sarà guidata almeno da due autisti (due turni di 8 ore) e che una coppia di autisti costa minimo 50 mila euro, ecco ballare altri 28.500.000.000 euro. Complessivamente più di 50 miliardi di euro, 100 mila miliardi di lire d’una volta. Volutamente trascuriamo altre voci di spesa, che assorbono somme spaventose, proprio per sottolineare che basterebbe agire di cesoie in un paio di settori per raddrizzare i conti. Perché non si procede in questo senso? Tirate voi le conclusioni. Non senza considerare che il famoso tesoretto sgraffignato anche alla povera gente non superava i 10 miliardi di euro, un quinto della spesa automobilistica dello Stato e degli innumerevoli enti regionali e locali eccetera. Per oggi potrebbe essere sufficiente. Ma invitiamo a riflettere su un altro dato: quanti miliardi sperpera Prodi cancellando la riforma previdenziale di Maroni che prevede il pensionamento a 60 anni dal 2008? È un bel temino. Lo svolgeremo presto. Arrivederci. Intanto meditate cari lettori. E meditate anche voi signorini della Casta.

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