Bastia

«E’ una guerra non dichiarata, cambiamo vita»

 L’ADDIO A RODOLFO CAMILLETTI  
 
Il monito del parroco contro la strage infinita di giovani . Tutta Bastia si è stretta alla famiglia del ragazzo
MERCOLEDI’ 
Un altro giovane motociclista di Bastia si scontra con un’auto sulla stessa strada e per lui non c’è possibilità di salvezza 
DOMENICA 
Un ragazzo di Bastia in moto viene coinvolto in un incidente sulla strada della Valnerina E’ in gravissime condizioni
LA TRAGEDIA 
Il ventinovenne è spirato dopo un incidente con la moto
 
— BASTIA —
SI SONO TENUTI ieri pomeriggio nella chiesa collegiata di San Michele Arcangelo i funerali del motociclista di 23 anni Rodolfo Camilletti, deceduto il giorno di Ferragosto sulla strada della Valnerina nei pressi di Sellano in seguito allo scontro tra la sua Honda 950 e un’auto. Una tragica fatalità che ha segnato i giorni centrali delle ferie estive e particolarmente negativa per i giovani di Bastia. Domenica scorsa, infatti, un altro giovane è rimasto coinvolto in un incidente analogo con la moto sulla stessa strada della Valnerina ed ora è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.



PER L’ADDIO a Rodolfo, grande è stata la partecipazione di amici del ragazzo e parenti al cordoglio della famiglia Camilletti, molto nota a Bastia. Si sono stretti intorno al padre Massimo, dipendente comunale ora in pensione, alla madre Mariella Belloni, molto impegnata in campo sociale e aderente al comitato Chianelli, e al fratello Diego. La chiesa era stipata come nelle grandi occasioni, tanto che molti hanno seguìto il rito funebre dal sagrato della chiesa e dalla centrale piazza Mazzini, dove stazionavano le moto degli amici del ragazzo scomparso che hanno partecipato mercoledì all’escursione risultata fatale.



IL PARROCO don Francesco Fongo nell’omelia ha invitato tutti a riflettere sul pesantissimo bilancio degli incidenti mortali in cui sono vittime i giovani. «Una guerra non dichiarata, che miete 6.500 vittime giovani all’anno — ha tuonato dall’altare don Francesco — e che richiede un impegno a cambiare il nostro modo di vita. Se continueremo a vivere secondo le ‘mode’, succubi di un sistema che riduce sempre di più la libertà individuale delle persone, non solo rischiamo la vita, ma anche di smarrire la fede e la ricerca della verità e del bene comune».



L’AFFETTO di tanta gente, soprattutto dei giovani, si era manifestato per Rodolfo anche la notte prima nella stessa chiesa parrocchiale rimasta aperta per la veglia funebre.
m.s.
 




 

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