Bastia

Dopo le botte alla mamma, le minacce

Bastia, l’ira del ragazzo di 18 anni che ha picchiato la madre non si è placata neanche in caserma: «Ti faccio vedere io»

Convalidato l’arresto, sono stati concessi i domiciliari È indagato per violenza in famiglia e lesioni personali

LA STORIA
BASTIA UMBRA È agli arresti domiciliari il diciottenne di origine marocchina che nel tardo pomeriggio di mercoledì ha picchiato selvaggiamente la madre colpevole di essersi rifiutata di dargli i
soldi richiesti. Ieri mattina si è tenuta l’udienza di convalida dell’arresto. Il giovane, nato a Foligno e residente a Bastiola, è difeso dall’avvocato Gianni Dionigi.Sul caso indaga il sostituto procuratore Laura Reale, mentre il giudice delle indagini preliminari è Valerio D’Andria.Dopo l’aggressione subita, la donna è stata soccorsa dai vicini e in seguito trasportata al pronto
soccorso dove è stata prontamente medicata e dimessa con alcuni giorni di prognosi. Il giovane invece, dopo aver riversato verso la madre cinquantatreenne tutta la violenza che aveva in corpo, si è dato alla fuga. La fuga però non è durata molto. I carabinieri di Petrignano (la Compagnia di Assisi è guidata dal maggiore Maerco Vetrulli) lo hanno infatti bloccato e tratto in arresto. Neanche
l’arresto però avrebbe placato la violenza del giovane. Dalle indagini infatti emergerebbe che la sua ira sarebbe esplosa nuovamente all’interno della caserma dei carabinieri dove in un primo
momentoè stato condotto e dove pure la madre si è recata, dopo esser stata medicata, per sporgere denuncia contro il figlio violento. Riconoscendo la voce della madre provenire da un’altra
stanza della caserma il diciottenne avrebbe iniziato a inveire di nuovo contro di lei arrivando a minacciarla di picchiarla nuovamente. Le avrebbe infatti urlato in arabo qualcosa che tradotto
suona così: «Quando esco di qui, ti faccio vedere io quello che ti succede». Ingiurie che non hanno fatto altro che accrescere i timori per l’incolumità della donna e rimarcare la pericolosità del
figlio. Di qui la decisione di trasferirlo presso il carcere perugino di Capanne dove ieri mattina si è tenuta appunto l’udienza che ha fatto scattare gli arresti domiciliari. In virtù della condotta violenta posta in essere nei confronti della madre il ragazzo, da poco maggiorenne, è indagato per i reati di violenze in famiglia e lesione personale. Nel primo caso la legge stabilisce che chiunque
maltratti una persona della famiglia è punito con la reclusione da due a sei anni. La pena aumenta se il fatto è commesso ai danni di un minore che non ha ancora compiuto quattordici anni. Se
poi dalla violenza commessa deriva una lesione personale grave si applica la reclusione da quattro a nove anni. Se invece ne scaturisce una lesione gravissima scatta la reclusione da sette a
quindici anni. Se malauguratamente ne deriva la morte la reclusione prevista è da dodici a ventiquattro anni. L’articolo che disciplina l’altro reato di cui il giovane è accusato dispone infine che chi
cagiona ad un altro individuo una lesione personale dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Massimiliano Camilletti

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