Bagnetti si dimette da assessore Il Riesame pubblica le motivazioni
ANTONIO BAGNETTI, il funzionario Arpa ancora agli arresti domiciliari per lo «scandalo di Bettona», ieri ha presentato le dimissioni da assessore del Comune di Bastia. Incarico dal quale si era autosospeso il 30 luglio all’indomani del provvedimento giudiziario. Il sindaco Ansideri lo ha ringraziato per la sensibilità dimostrata e ha comunicato alla giunta la riassegnazione delle deleghe amministrative di Bagnetti: lo sport all’assessore Masci, l’Igiene urbana a Fratellini, al sindaco i servizi sociali. Le dimissioni non modificano l’attuale assetto della giunta. Nella lettera Bagnetti fa sapere di non aver ricevuto un avviso di garanzia in merito alla vicenda, prima del 29 luglio scorso. Avviso di garanzia, invece, dato per scontato dal Pd di Bastia che nei giorni scorsi proprio su questo motivo ha fondato l’accusa ad Ansideri e alla sua giunta di mancanza di credibilità. Accusa respinta dal sindaco, che ha confermato la volontà sua e dell’esecutivo di lavorare per ‘cambiare’ Bastia con atti concreti e non con parole.

E DOPO lo scandalo che ha travolto l’impianto di Bettona, si riaccende anche la polemica sul biodigestore della frazione di Olmeto. Chiuderlo o meno? La ‘vexata quaestio’ che da anni divide cittadini (che si lamentano per i cattivi odori) e allevatori di suini (per i quali un sistema di smaltimento è fondamentale per continuare a produrre), ed è fonte di scontri fra le varie fazioni politiche, è giunta in questi giorni all’apice a causa dell’ordinanza della giunta comunale che ha stabilito la chiusura dell’impianto. Immediata la reazione dell’opposizione che, a mezzo di una nota ufficiale, rende noto il disappunto. «L’ordinanza disposta dal sindaco di vietare il reistallo fino a data da destinarsi, sancisce di fatto la chiusura del biodigestore e delle attività imprenditoriali suinicole del nostro comune — affermano i rappresentanti del Popolo della Libertà —. Gli allevatori termineranno il ciclo produttivo in corso e poi saranno costretti al fermo di stalla ma nel frattempo gli animali continueranno a mangiare, a bere e tutto quello che ne consegue. Dove verranno smaltite le deiezioni nel frattempo? — chiede l’opposizione —. Secondo quanto affermato e ribadito dalla giunta e dalla Sia che gestisce l’impianto, la chiusura sarebbe riconducibile alla normale attività di gestione di una struttura che opera da 20 anni e che quindi sempre più frequentemente richiede riparazioni». L’Amministrazione si dice in attesa di una «decisione strategica che — con il contributo di tutti i soggetti istituzionali interessati, Regione, Comune, allevatori —, dovrà scegliere fra chiusura definitiva o ammodernamento al fine di adeguare l’impianto alle nuove esigenze gestionali sotto il profilo economico (produzione di energia elettrica incentivata) ed ambientale (acque azotate)». «Auspichiamo — dicono Comune e gestori — che tale scelta avvenga prima possibile in quanto la mancanza di decisioni equivale alla chiusura definitiva dell’impianto».

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