Dalla finanza al frantoio sul Subasio E l’ultimo «biglietto»… di sola andata C’È CHI se ne va e chi decide di tornare. Chi fugge da una regione che offre poche opportunità di lavoro e chi invece abbandona una carriera nei «piani alti» della finanza perché il richiamo della terra, dei sapori e dei profumi dell’Umbria è così forte da non poter scegliere una strada diversa. E’ la storia di Alessandro Damiani e della sua famiglia, una storia d’amore e passione che si «snoda» tra gli ulivi del monte Subasio, a Viole di Assisi. Tutto parte da lì e dal casolare più vicino al cielo che alla strada, dal quale a occhio nudo si scorge la basilica di Santa Maria degli Angeli in tutto il suo splendore. I genitori di Alessandro lasciano Assisi quando sono ancora giovani, alla volta della «Milano industriale» dove è più facile costruire un futuro «solido». E’ lì che la famiglia si allarga, che crescono i figli (Alessandro e Andrea), fino a quando non arriva la possibilità di acquistare una casetta vicino agli ulivi, sul monte da cui tutto è partito. Il papà di Alessandro coglie al volo quest’occasione. Poi dalla casa si passa all’uliveto, e alla fine al casolare le cui origini risalgono all’XI secolo, che viene acquistato pezzo per pezzo da 32 eredi, e che dopo nove anni di ristrutturazione diventa «Le Mandrie di San Paolo», una dimora di campagna che conta 12 appartamenti, una piscina con alle spalle la macchia mediterranea, e una distesa di ulivi. Nei primi anni «l’impresa» viene portata avanti dal papà nei weekend sottratti al lavoro manageriale di una azienda metallurgica di fama mondiale, seguito dai figli che anziché giocare come i loro coetanei, passano le giornate a dare il concime organico alle piante. Poi, quando Alessandro deve iniziare le superiori, la famiglia decide di tornare nella mai dimenticata Umbria, ed è in quel momento che da olivicoltori si tenta un’altra grande sfida imprenditoriale: trasformare il casolare in un agriturismo. Ma la sfida è appena iniziata ed è tutto ancora troppo rischioso, così nel frattempo Alessandro si iscrive all’Università a Perugia e si laurea in Economia e commercio, tappa che preclude immancabilmente un master e un lavoro stabile in una grande società finanziaria internazionale, prima a Milano, poi in Germania e infine a Parigi. Nessuno dei tre luoghi, però, sarà mai la sua «casa». Migliaia di chilometri, centinaia di viaggi caratterizzeranno i dieci anni che avranno a che fare con la ristrutturazione di un posto che conquista cuore, testa e vita di Alessandro e Andrea, che seguiranno il progetto personalmente. Andare e tornare, in ogni ritaglio di tempo, senza vedere nient’altro, oltre al lavoro, dal lunedì al venerdì, e «Le Mandrie», nei weekend. Un’impresa proseguita anche dopo l’inaugurazione della struttura ricettiva, quando nel frattempo Alessandro si è trasferito a Parigi. In un anno, si contano sulle dita di una mano le circostanze che gli impediscono di prendere l’aereo, smettere i panni di consulente finanziario e indossare quelli di receptionist, cameriere, bar man, elettricista o muratore, per poi prendere il volo delle 23.30 o delle sei del mattino e atterrare di nuovo all’aeroporto Charles De Gaulle. Ad un tratto però, tutto questo diventa quasi impossibile: impossibile seguire dall’estero le prenotazioni che nel frattempo arrivano in agriturismo, gli ordini e la messa a punto della struttura. Così, la scelta definitiva: lasciare per sempre Parigi, le scrivanie e il mondo fatto di tanti numeri e poche emozioni, e tornare definitivamente a Viole, dedicando «l’anima» al casolare. «In 20 anni di lavoro — dice Alessandro — si è arrivati ad avere un prodotto di eccellenza e a costruire un frantoio di ultima tecnologia con l’audace obiettivo di far acquistare agli stessi umbri la consapevolezza di un prodotto unico che cresce su questi colli da secoli. Il resto, quello che siamo riusciti ad offrire, lo devono e possono raccontare gli ospiti con i momenti passati in questo luogo». E in effetti, basta un giorno per innamorarsi di questo posto dal panorama mozzafiato, che a neanche un anno dalla sua apertura attira clienti da tutta Europa, folgorati da un terrazzo naturale che più umbro non si può. A Le Mandrie si entra in casa e nelle fatiche vere di una famiglia e di un ragazzo di 34 anni che si è rifiutato di scendere a compromessi e ha scelto la libertà o il senso di libertà. E le soddisfazioni stanno ripagando gli sforzi e le scelte che potevano sembrare azzardate. A riprova del fatto che a volte, l’amore per questa regione può essere vincente.
Silvia Minelli

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