L’INCHIESTA I Nas scoprono un traffico di Epo, ciclismo amatoriale nel ciclone 
Indagate altre 20 persone e coinvolte una farmacia di Costano e una del Trasimeno. 
di Michele Nucci
PERUGIA — Gli sono piombati in casa nel cuore della notte, con un’accusa pesante: associazione per delinquere, ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica e commercio e assunzione illegale di sostanze dopanti. Tiziano Severi Pierini, 35 anni, odontotecnico di Cannara, è uno dei quattro arrestati dai carabinieri del Nas che hanno messo ai domiciliari altre tre persone (Andrea Scolastico 28 anni, carabiniere residente a Rimini ma nato a Foligno e che corre con una squadra di Predappio; Arnoldo Antonini, 46 anni, ciclista di Rimini e Fabrizio Sensi di Roma, 40 anni, personale trainer anch’egli residente a Rimini) accusate di far parte di una banda criminosa attiva da anni, che amministratva il mercato illecito dell’Epo in Umbria, Toscana e Marche. Insieme a loro indagate altre 20 persone e coinvolte le farmacie di Costano e un’altra nel Trasimeno: secondo i militari del nucleo antisofisticazione di Roma, i farmacisti si rifornivano a loro volta (lecitamente) da depositi umbri per poi cedere il medicinale dopante, l’Eprex, proprio a Pierini che a sua volta lo vendeva ad atleti della sua squadra. E sarebbero diversi i componenti del gruppo che hanno subìto perquisizioni notturne da parte dei militari: tra questi, nomi molto noti del ciclismo amatoriale della nostra regione.
L’ inchiesta, ancora in corso, era partita proprio da Perugia ed era stata avviata sei mesi fa dal Nas con il coordinamento della procura di Perugia (pm Sergio Sottani, gip Paolo Micheli[\FIRMA]). Secondo quanto ha rivelato il capitano dei Nas di Roma, Marcello Galanzi che ha coordinato le indagini insieme a Orazio Pellegrini, del nucleo perugino, l’obiettivo di chi si dopava era proprio quello di ottenere prestazioni all’altezza degli avversari e ancor meglio vincere. In una telefonata, uno degli arrestati spiegava a un suo interlocutore: «Sono armati fino ai denti, armiamoci anche noi, se no ci superano anche i morti».
Un’inchiesta clamorosa, che scuote il mondo amatoriale ciclistico umbro, ma non solo. Come detto, infatti, sono coinvolte altre persone: altre dodici perquisizioni sono state fatte nella zona della Romagna dai Carabinieri del Nas di Bologna. Durante questa operazione sono stati sequestrati farmaci, tra cui alcuni a base di Gh, l’ormone della crescita. C’è poi anche un pisano di 40 anni coinvolto nell’inchiesta. Si tratta di un allenatore e istruttore sportivo di palestra di Terricciola con precedenti specifici nel settore. L’uomo ha subito due perquisizioni in sue strutture, una a Terricciola, dove abita, l’altra a Marina di Massa.
Alla fine sono stati sequestrate un migliaio di confezioni di sostanze dopanti e anabolizzanti, oltre a medicinali diuretici o gastroprotettivi che di solito accompagnano l’assunzione di questi prodotti, con un valore complessivo di 200 mila euro. Le esecuzioni dei provvedimenti hanno richiesto l’impiego di circa 60 carabinieri dei Nas, con il supporto di 50 militari dei comandi locali dell’Arma, e con l’impiego di 50 mezzi. «Questa gente mette a rischio la propria salute — ha spiegato il comandante Galanzi —. Il fenomeno sta ormai assumendo connotati preoccupanti in tutta Italia e noi continueremo a fare controlli rigorosi». 


 IL FATTOScandalo-doping sul ciclismo amatoriale: quattro arresti, decine di indagati 
 
Uno sprint truccato 
 
PERUGIA — Un blitz ‘a domicilio’ nel cuore della notte, da parte dei casaabinieri del Nas. L’accusa: associazione per delinquere, ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica e commercio e assunzione illegale di sostanze dopanti. Il tutto nel mondo del cilcismo amatoriale, dove — evidentemente — si voleva vincere a tutti i costi. Un odontotecnico di Cannara è uno dei quattro arrestati; ai domiciliari altre tre persone (un carabiniere nato a Foligno, un ciclista 46enne di Rimini e un 40enne di Roma, personal trainer) accusate di far parte di una banda criminosa attiva da anni, che amministratva il mercato illecito dell’Epo in Umbria, Toscana e Marche.

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