LA STORIA
Questa volta la montagna ha davvero partorito il topolino. E non era neanche così scontato: perfino la Procura della Repubblica, che aveva portato a processo un imprenditore di Bastia di 79 anni accusandolo inizialmente di stalking nei confronti della nuora, ha sollecitato l’assoluzione.
L’ipotesi di atti persecutori però è stata riqualificata dal giudice Carla Maria Giangamboni del tribunale di Perugia nel più modesto reato di molestie o disturbo alla persona e l’anziano è stato condannato a un mese di carcere (pena sospesa) e al pagamento di duemila euro di risarcimento del danno.
Nel corso del dibattimento non è venuto fuori granché rispetto, invece, a quanto si legge nel pesante capo d’accusa. I fatti si riferiscono al periodo di tempo che va dal 2015 al 2017: «Con condotte reiterate – si legge negli atti dell’accusa – l’imputato minacciava e molestava la moglie separata del figlio e i suoi figli, così da cagionarle un perdurante e grave stato d’ansia e di paura da ingenerarle timore per l’incolumità fisica, costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita».
Stando a quanto si legge nel decreto che dispone il giudizio la donna era vittima di una «sistematica azione di diffamazione e denigrazione» da parte dell’uomo che parlava male di lei in pubblico e la ingiuriava davanti agli altri con parole offensive.
In una circostanza – è l’accusa – avrebbe afferrato il nipote per un braccio urlando frasi pesanti che «hanno creato al minore notevole turbamento», al punto che il ragazzino «per un periodo non voleva tornare a scuola per il timore di incontrare il nonno».
Un’altra volta – recita l’atto – ha «tentato di sottrarre» il fratello alla baby-sitter «non riuscendo nel proprio intento in quanto lui riusciva a divincolarsi e ad allontanarsi». Come detto nel corso dell’istruttoria molti di questi episodi non sono emersi e così il giudice ha riqualificato l’ipotesi di reato in una contestazione più lieve.
L’imputato è stato difeso dall’avvocato Delfo Berretti, la parte civile è stata rappresentata in aula dal collega Giuseppe Caforio.
Enzo Beretta

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