IL CASO
PERUGIA Non solo un milione. Ma altri duecentomila metri cubi di disponibilità di spazi in più nelle discariche che verranno ampliate in attesa che la Regione acceleri sulla termovalorizzazione per chiudere il ciclo dei rifiuti. Il milione di metri cubi in più assegnato a Belladanza e Borgogiglione (per Le Crete, se sarà necessario, si interverrà con la profilatura in un secondo momento) sono una scorta per evirare eventuali crisi ma non solo. Che la riprofilatura sia un po’ più ampia lo spiega la delibera presa dalla giunta regionale alla vigilia della Befana. Ecco il passaggio chiave: «…di stabilire che nel periodo transitorio sopradetto si rende necessario assicurare la tenuta del sistema regionale mediante l’estensione della capacità residua delle volumetrie delle discariche strategiche regionali per ulteriori 1.000.000 m³, oltre un 20% complessivo, da ripartire…».
Nel report tecnico che accompagna la delibera sulla riprofilatura c’è anche come fare l’intervento di ampliamento: «Privilegiare sopraelevazioni, quindi ampliamenti di corpi esistenti in senso verticale, senza occupazione di nuove superfici…». I tempi? Visto che serve una procedura di Via c’è una forchetta, secondo gli esperti, che va dai 4 ai dodici mesi.
Per arrivare al 2030 con l’impianto di termovalorizzazione che si accende e il sistema in equilibrio, accanto alle discariche più ampie c’è l’altro pilastro, la raccolta differenziata. L’analisi dei documenti della Regione, è impietosa su promossi e bocciati: «…al fine di ridurre il fabbisogno di discarica, la prima azione da mettere in campo può essere individuata nel miglioramento delle percentuali di raccolta differenziata, anzitutto per il sub-ambito 3 (Foligno, Spoleto e Valnerina, ndr) che da anni come sempre riportato nelle certificazioni risulta raggiungere valori di Rd assolutamente non confrontabili con i dati degli altri sub-ambiti. Sono attesi anche miglioramenti dal sub-ambito 1 (Altotevere, ndr), e ancora margini di miglioramento li può avere anche il sub-ambito 2 (Perugino ndr), con particolare riferimento ai comuni lacustri. Il sub-ambito 4 (Ternano, ndr) deve consolidare i livelli raggiunti in questi ultimi anni. Dall’esperienza avuta nel sub-ambito 4 nonché nel capoluogo regionale risulta evidente che la domiciliarizzazione della raccolta secondo le indicazioni del Piano Regionale… è in grado di determinare il raggiungimento di risultati di eccellenza nel breve periodo». Insomma, pagelle e compiti a casa per Comuni e gestori.
Sulle linee di indirizzo del piano dei rifiuti interviene via social Francesco Fratellini, vice sindaco di Bastia, città guidata da una amministrazione di centrodestra. Fratellini spiega: «Con la decisione di chiudere il ciclo con un termovalorizzatore, la Regione fa una scelta decisa e determinata; condivisibile o meno, ma è una scelta. Nulla è più dannoso dello stare fermi su questo tema. Adesso, però arriva la parte più difficile: portare in condivisione sui territori il nuovo piano regionale dei rifiuti (inclusa la scelta forte che condivido, di incenerire i rifiuti non riciclabili per recuperare energia) e poi approvarlo in consiglio e dare il via alle azioni conseguenti. Il nuovo scenario di autonomia regionale sullo smaltimento nelle discariche, poggia su alcuni presupposti e le previsioni si avvereranno solo e soltanto se i tempi saranno rispettati. Si afferma che il termovalorizzatore stile Copenaghen entrerà in funzione nel 2030 e costerà 100 milioni di euro, nel frattempo nei prossimi 8 anni i comuni dovranno raggiungere almeno il 75% di differenziata e il 65% di riciclo, oggi siamo indietro di circa il 10%. Una scenario realistico? Sì, se rimane al governo della regione il Centrodestra e se lo stesso Centrodestra non perde tempo nell’attuare le decisioni che ha dichiarato di voler prendere». Fratellini fa un passaggio critico sull’ipotesi di incentivi ai Comuni che devono recuperare il tempo perduto sul fronte della raccolta differenziata: «La strada maestra non è questa, ma bisogna differenziare le tariffe di conferimento in discarica in base al livello di differenziata che ha raggiunto un Comune. Far pagare meno i Comuni (e quindi i cittadini) che differenziano di più e far pagare più quelli che differenziano meno. In pratica abbassare il prezzo a tonnellata conferita ai comuni che raggiungono certi livelli, e quello che togli a loro lo fai pagare a chi non li raggiunge».
Luca Benedetti
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