Il vicesindaco, indagato con tutta la giunta: «Abbiamo solo tutelato la salute»«SIAMO INDAGATI limitatamente agli atti emanati nei confronti di Codep e degli allevatori: si tratta, in particolare di delibere che hanno limitato e regolamentato l’attività suinicola negli ultimi tre anni. Gran parte di questi atti sono stati oggetto di ricorso da parte degli allevatori stessi davanti al Tar che recente, entrando nel merito, li ha giudicati legittimi sia da un punto di vista sostanziale che formale, ribadendo che sono stati emanati nel solo interesse della salvaguardia della tutela sanitaria e ambientale del Comune di Bettona».
Il vicesindaco di Bettona con delega all’ambiente, Valerio Bazzoffia, si difende così dall’accusa di abuso d’ufficio mossa dalla procura — pm Manuela Comodi — nell’ambito dell’inchiesta sul depuratore e conclusa nei giorni scorsi. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, i membri della giunta, in concorso con un tecnico comunale, Mario Papalia, avrebbero emanato provvedimenti «procurando intenzionalmente a Codep un ingiusto vantaggio consentendo la prosecuzione delle attività illecite» di smaltimento dei reflui nel depuratore.
Il sindaco, il tecnico Papalia e il presidente di Codep, Graziano Siena, devono poi rispondere di abuso d’ufficio per l’ordinanza sindacale «urgente» e «fondata su falsi presupposti dichiarati dal Siena ma mai accertati dal tecnico Papalia, con la quale Codep veniva autorizzata a realizzare un invaso di contenimento di grandi proporzioni (84mila mc)». Così facendo, sostengono gli inquirenti, avrebbero «intenzionalmente procurato al Siena l’ingiusto vantaggio di realizzare il bacino per depositare l’eccesso di reflui ricevuti e non sostenere i gravosi oneri derivanti dal conferimento degli effluenti in eccesso presso altro impianto di depurazione (gestito da Sia spa di Marsciano).
I MEMBRI della giunta, che si sono affidati agli avvocati Marco Angelini, Giuseppe Innamorati e all’esperto amministrativista del Comune Frenguelli. depositeranno entro i venti giorni previsti dopo la chiusura delle indagini una memoria difensiva per ribattere alle ipotesi della procura.
Complessivamente il pm ha inviato l’avviso a ventisei indagati: oltre ai politici si tratta degli allevatori — alcuni amministratori della Codep — e tecnici dell’Arpa che avrebbero dovuto svolgere i controlli. E che invece, nell’ottica accusatoria, «continuativamente omettevano provvedimenti sanzionatori» e «rilasciavano pareri formali o fornivano agli uffici superiormente preposti note rappresentanti una realtà dei fatti parziale o alterata», «per finalità funzionali esclusivamente alla continuazione delle condotte illecite da parte del sodalizio, anche omettendo di contestare gli addebiti in occasione di episodi di sversamento, segnalandoli agli autori perché ne occultassero le tracce».
Si tratta della dirigente Susanna D’Amico e dei tecnici Antonio Bagnetti e Claudio Menganna.
Di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie di reati tra cui il disastro ambientale e l’avvelenamento delle acque devono rispondere i vertici della società e alcuni allevatori: Graziano Siena, Rinaldo Polinori, Sergio Longetti, Giovanni Mattoni, Massimo Mencarelli, Nicola Taglioni, Stefano Zanotti, Giuseppe Meschini, Renato Taglioni.
IL SODALIZIO «operava mediante l’irregolare e non autorizzata gestione dell’impianto al fine di consentire ai consociati di disfarsi agevolmente degli enormi quantitativi di rifiuti prodotti — scrive il pm — dalle proprie aziende zootecniche, lucrando sia sui notevoli risparmi derivanti dallo smaltimento illecito, anche attraverso falsi conferimenti di terreni, da parte dei proprietari, per rendere formalmente legittima l’attività finale di utilizzo agronomico dei reflui liquidi trattati; sia sui proventi e le utilità derivanti dalle illecite attività connesse all’esercizio dell’impianto in violazione di legge».
di ERIKA PONTINI