Bastia

Dalle nostre parti si paga tutto meno l’aborto

di VITTORIO FELTRI


Immagino che la stragrande maggioranza degli italiani, e dei nostri lettori, sia stata indotta a equivocare anche in questa circostanza, male informata e stordita da commenti e reazioni isteriche ad una proposta che invece è di buon senso. Mi riferisco all’aborto e alla legge 194 che lo regola Occorre riassumere. Alcuni giorni orsono il senatore (di Forza Italia) Antonio Gentile suggerisce di introdurre il ticket per le donne che si sottopongono (nelle strutture pubbliche) a interruzione volontaria della maternità. Non tutte, si badi bene, ma soltanto le habitué, ossia le recidive. Dice Gentile. Siccome può capitare a tutti di sbagliare, se una ragazza scopre di essere gravida e non è in condizioni (psicologiche, ambientali, economiche) di tenersi il bambino, ha diritto all’aborto gratuito. Che qualcuno, ad esempio i cattolici (ma non solo), considera omicidio, ma pazienza: esiste da anni una norma approvata dal Parlamento che lo legittima, pertanto non è reato, punto e amen. Il senatore forzista non discute di principi. Non chiede di revisionare la legge nella sostanza; si limita a mettere i puntini sulle “i”. Posto che la interruzione della maternità entro i primi tre mesi è lecita (pur con tanti se), qualora però una donna abbia già usufruito del Servizio sanitario nazionale allo scopo di non diventare mamma, e si trovi nella necessità di usufruirne una seconda volta, è opportuno contribuisca alle spese nella misura del 50 per cento. Banalizzando, il ragionamento è: la prima si perdona, la seconda si perdona a metà. E la terza? Si bastona. Non la signorina o la signora, per carità, ma il suo portafogli la cui sensibilità è quasi sempre maggiore rispetto a quella del groppone. A fini educativi, è più efficace una punizione pecuniaria di una punizione fisica peraltro impensabile in una civiltà come la nostra, al momento non ancora completamente islam i z z at a . Qualcosa bisogna fare. Nel 2003 gli aborti nel Paese sono stati 132 mila e rotti, meno in confronto al passato (dal 1982 a oggi si è registrato un calo del 44 per cento). Tuttavia non sono pochi e l’idea di disincentivare la pratica (2000 euro ciascuna) non è peregrina, specialmente se si calcola che un terzo riguarda donne recidive, alla seconda, alla terza o addirittura alla quarta operazione. A parte la questione morale (in questa sede non interessa), se si eliminassero le recidive, si otterrebbe ogni anno un risparmio di 120 miliardi di lire fuori corso. Denaro nostro, della collettività, sottratto al Servizio sanitario pur bisognevole di fondi per curare ammalati gravi. Si obietterà: una gravidanza indesiderata (o insostenibile) è equiparabile a una malattia grave. Giusto. Però, converrete, la gravidanza non è difficilissimo prevenirla. Sono in commercio, e a prezzi accessibili, vari contraccettivi: il profilattico, la pillola, la spirale, il diaframma e il famoso bicchiere d’acqua, magnifico sostitutivo del canonico rapporto. L’educazione sessuale, è vero, non è entrata in pieno nel costume; ma è altrettanto vero che fare l’amore senza tenere conto delle conseguenze non è mai uscito dal campionario delle abitudini ir responsabili. Non per ignoranza, poiché tutti sanno che facendolo si rischia il pancione, bensì per imbecillità maschile quanto femminile. Non si comprende per quale motivo i quattrini da noi consegnati all’erario debbano servire per “riparare” alla sbadataggine cretina di certe coppie, fisse o precarie o occasionali, le quali all’atto di unirsi in amplessi più o meno soddisfacenti a tutto pensano, tranne ai guai cui vanno incontro senza caricarsi dei probabili costi. Cari ragazzi e ragazze, desiderate continuare a infischiarvene degli esserini che concepite e sopprimete? Non possediamo armi per impedirvelo, però non pretendiate di farlo sempre gratis. Ve lo lasciamo fare gratis una volta, semigratis la seconda; la terza no, saldare la parcella tocca a voi in nome di dio, anzi, in nome della decenza. Che c’è di stravagante in questo discorso? Nulla. Eppure il ministro della Sanità, Sirchia, per aver detto che l’aborto non è un anticoncezionale, è stato coperto di insulti, invitato a togliersi dai piedi, rimproverato perfino dalla sua maggioranza, accusato di scalfire la 194, che è un tabù, un oggetto di culto della destra e della sinistra e forse di alcuni centristi. Sirchia non può esprimere le sue opinioni, perché è un “talebano”. Talebano lui, e democratico chi gli tappa la bocca. Ah, dimenticavo un dettaglio: il ticket si paga su tutto, eccetto l’aborto.

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