Bastia

DÀI SILVIO, PORTACI IN PIAZZA

di VITTORIO FELTRI
La Casa delle libertà prepara la grande manifestazione contro Prodi. Due consigli per non fallire
C’è poco da discutere: la Finanziaria è un obbrobrio e non è assolutamente vero che faccia piangere i ricchi (figuriamoci se piangono per qualche migliaio di euro). Se la piglia con i soliti, cioè quelli che guadagnano quanto basta per sopravvivere, e non li definisco poveri perché non amano il termine. Non sarà facile per la maggioranza far passare in Parlamento una legge tanto ingiusta; in particolare a Palazzo Madama dove, come tutti sanno, l’Unione dispone di due o tre voti in più rispetto all’opposizione. Ma non è adesso il caso di addentrarsi in conteggi. La votazione non è imminente e nel frattempo può accadere qualsiasi cosa. Perfino che la Casa delle libertà prenda la decisione storica di organizzare una manifestazione di piazza contro Romano Prodi e la sua banda fiscale. Personalmente sono poco convinto dell’utilità di cortei, comizi, assemblee pubbliche per dare scossoni al governo. E poi la protesta piazzaiola è una specialità della sinistra in cui la destra, invece, non ha mai brillato; gridare, fare casino, sfondare vetrine e ribaltare automobili non è il suo mestiere e sarebbe bene rinunciasse a svolgerlo, visto che le manca la benché minima vocazione. Prevengo un’obiezione: ricordo che in alcune circostanze, rare, il vecchio Polo seppe marciare in massa contro la politica ulivista. Avvenne nel novembre del 1996 a Roma; nel maggio dell’anno successivo a Milano con tanto di comizio del Cavaliere in piazza Duomo, davanti a una folla straripante; e nell’ottobre 1998 quando i cosiddetti moderati mobilitarono un milione di persone allo scopo di dimostrare contrarietà nei confronti del governo D’Alema, nato sulle ceneri di quello prodiano andato in crisi a causa di uno sgambetto fatto al premier da Bertinotti. D’Alema, privo di numeri, aveva “rubato” i mastelliani al centrodestra ed era riuscito a comporre una maggioranza; un ribaltino in piena regola. Ecco, non rammento altre prodezze della Cdl che da molti anni si è imborghesita e oggi appare anche arrugginita. Inoltre i berlusconiani non si sono ancora ripresi dalla delusione elettorale; perdere per una manciatella di suffragi non rincuora ma avvilisce. E non capisco come, all’improvviso, il morale del centrodestra potrebbe risollevarsi e indurre una milionata di “tifosi” a sfilare. Dubito sia possibile. La gente di destra per natura è più incline a sacrificarsi nel lavoro piuttosto che nelle manifestazioni politiche. Slogan, bandiere sventolanti, striscioni: un genere che non le è congeniale. Esiste poi nel Polo la necessaria compattezza per intraprendere una iniziativa simile con qualche garanzia di successo? Non mi pare. Nell’Udc c’è più voglia di aiutare il presidente del Consiglio che il leader dell’opposizione. La stessa Forza italia non sta attraversando un periodo felice, di profonda convinzione negli ideali liberali. Forse soltanto la Lega e Alleanza Nazionale hanno l’energia e le strutture – nonché l’abitudine – per scendere in piazza. Ma sono sicuri Fini e Bossi di potercela fare a organizzarsi in modo decente e quindi efficace? Attenzione. Se il maxiraduno anti-rosso dovesse fallire, sarebbe un guaio per la Cdl e una festa per Prodi il quale avrebbe buon gioco a dire: gli italiani non vi hanno seguito perché sono con me. In realtà è solo un problema di spirito. Se Berlusconi invece di starsene acquattato in casa alzasse la testa e ritrovasse la verve del periodo elettorale, bé, a Romano ballerebbero i cerchioni, e quelli del centrodestra rinuncerebbero volentieri a un giorno di lavoro per dargli un dispiacere. Coraggio, Cavaliere.

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