Bastia

Da abbattere 19mila tacchini a Bettona. L’Asl rassicura: ‘Virus non letale’

«Aviaria, nessun rischio per le persone» UN INTERO allevamento ‘scompare’. Oltre 19mila tacchini, entro domani, saranno abbattuti. L’influenza aviaria è tornata in Umbria e ha infettato i volatili di un’azienda agricola di Bettona, in località Cerreto. Ma niente psicosi, nessun allarme. «Il ceppo riscontrato è H7 a bassa patogenicità e non è pericoloso per l’uomo». A chiarire la situazione è Antonio Ruina, direttore dipartimento di prevenzione Asl 2 di Perugia. «I controlli sono stati effettuati in tempo. Tutti gli animali sono risultati positivi all’aviaria, ovvero la H7N1, meno pericolosa del ceppo H5N1», dice. L’ALLARME è scattato sabato. Gli esperti dell’Asl hanno individuato alcuni capi positivi alla malattia in un allevamento gestito da due persone, moglie e marito, che opera in tutto il territorio nazionale. Gli animali (19mila e 300) non erano ancora pronti per la macellazione. «Abbiamo prelevato dei campioni con l’Istituto zooprofilattico e siamo subito arrivati alla diagnosi — continua il veterinario —. Nell’arco di cinque giorni sarà tutto concluso. L’abbattimento è motivato esclusivamente dalla necessità di ridurre al minimo la diffusione di virus influenzali. Una ditta specializzata trasporterà gli animali a Latina, per la distruzione delle carcasse. Mentre verrà effettuata la disinfestazione dell’allevamento e distrutto il mangime». La zona è sotto controllo: è stato isolato un chilometro di area intorno all’azienda di Bettona e gli esperti sono al lavoro per individuare, qualora ci fossero, altre strutture vicine. «I controlli vengono effettuati sempre — sottolinea Ruina —. Esiste un piano di influenza aviaria che portiamo avanti tutti gli anni sui grandi allevamenti. Controlliamo inoltre anche la selvaggina».
I DISAGI, per i gestori, non mancano. In pochi giorni vedranno l’allevamento andare in ‘fumo’. Saranno comunque tutelati. «Tutte le spese di abbattimento e smaltimento sono a carico della Asl, ai titolari andrà invece l’indennizzo della Regione. Si calcola in base al bollettino dei prezzi Ismea del Ministero dell’Agricoltura e ai chili degli animali», precisa l’esperto. E così l’Umbria torna a fare i conti con l’aviaria. Negli ultimi cinque anni sono stati individuati tre focolai: gli altri due a Perugia. «Spesso sono i mezzi che trasportano mangime a portare il virus — dice ancora —. Anche se la difesa è alta abbiamo a che fare con una malattia che può essere trasmessa pure da uno stormo di uccelli, il rischio zero non esiste ma lavoriamo per avvicinarci. Per questo svolgiamo controlli anche sugli animali selvatici». Nel 2005 il caso ‘più pericoloso’: a Panicale venne individuato un germano con il ceppo H5N1, letale per l’uomo. Ruina lo ricorda bene: «E’ stato uno dei pochi in Italia e ancora non riesco a capire come sia capitato proprio nella nostra regione… ».

di DANIELE CERVINO

Nazione-2011-06-10-Pag09

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