Assisi, benedetti gadget I commercianti fanno i conti con budget ristretti — ASSISI — I SOUVENIR di Assisi? Rischiano di diventare un ricordo. Il turista e il pellegrino del terzo millennio si muovono con logiche diverse rispetto al passato, così il mercato dei «regali», che fra Assisi e Santa Maria degli Angeli conta su decine e decine di attività, deve fare i conti con gusti che cambiano e, soprattutto, con budget ristrettissimi. E così i commercianti sono costretti ad accontentarsi di vendere soprattutto oggetti economici, da pochi euro: statuette di San Francesco e Crocifissi di San Damiano, Tau da legare al collo, braccialetti e collanine, magliette, mattonelle con la scritta Pax et bonum. «In passato c’era richiesta di oggetti di pregio e di valore; penso al Punto Assisi, con il quale si ricamavano preziose tovaglie, camicette, centri, ma anche alla ceramica di Deruta, agli oggetti in rame, in ferro battuto o in legno — dice Vittorio Passeri che, sulle orme della madre Letizia, che aprì una bancarella a San Pietro nel 1953, continua l’attività —. Il ‘Punto Assisi’, che anche io so fare, era un lavoro che tante donne ricamavano, arrotondando il bilancio familiare. Oggi, però, quei lavori dovrebbero essere venduti a prezzi troppo elevati per il turista di oggi». ECCO ALLORA la necessità di lasciar spazio alle cineserie e alle produzioni estere da poco prezzo; anche se, in un ottica di una ricerca di qualità superiore, sono diverse le aziende del territorio che propongono souvenir in vendita nei negozi del territorio.«ANCHE le guide e le cartoline battono il passo: la gente scarica informazioni da internet e manda videomessaggi con il telefonino per dire dove sono e mandare saluti; giusto gli anziani spediscono vedute di Assisi ad amici e parenti — spiega Ferdinando Fabbri, della Daca, azienda che, dal 1945, commercializza e realizza articoli per i turisti —. I giovani magari comprano le pashmine, braccialetti, calamite con l’immagine di qualche chiesa o di San Francesco da attaccare al frigo; ben diverse da quelle in cui, anni fa, c’era scritto ‘Papà non correre’». «Un tempo ci chiamavano coccettari perché era naturale venire ad Assisi a comprare oggetti in ceramica di Deruta come piatti, completi da té, brocche, penso alle tipiche ‘vaselle’; ora si vende giusto qualche mattonella — sottolinea Francesco Rossi, dell’omonimo storico negozio (opera dai primi del ‘900) di via Frate Elia, la strada che conduce alla Basilica di San Francesco —. Analogo discorso vale per il ‘Punto Assisi’ che, vista la lavorazione impone prezzi elevati. Gli americani, peraltro, cercano il Made in Italy a tutti i costi mentre i giapponesi guardano con interesse agli oggetti in legno o in mosaico». «I tedeschi, invece, puntano a contrattare rispetto al prezzo indicato: è un segno dei tempi… — dice Francesca che, insieme al marito Valter gestisce il negozio “Sorella Luna” in via San Paolo —. Per quanto ci riguarda puntiamo molto ai prodotti locali; io stessa realizzo oggetti all’uncinetto mentre mio marito dipinge personalmente alcune ceramiche particolare. Un modo per rispettare l’economia del territorio e per assicurare ai nostri clienti alcuni oggetti che non si trovano in altre realtà».
Maurizio Baglioni

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