Bastia

COPERTI DI RIDICOLO

di VITTORIO FELTRI


Sondaggi esclusi, scommetto lo stipendio di un mese che la maggior parte degli italiani non ha capito un’acca della storia Visco-Speciale, e che la minor parte dei saputelli finge di aver afferrato tutto, così per fare bella figura. Però, nel casino generale di accuse e controaccuse, un concetto si staglia netto, alla portata di chiunque: ogni giorno il governo ne combina una e ha stufato anche quelli che fortemente lo avevano voluto. Una barba infinita. La Finanziaria del menga, liberalizzazioni straccione, tesoretti che prima ci sono e poi spariscono, Dico prima sbandierati e poi depositati in fondo a un cassetto, preti tonti che dopo aver votato la sóra Bindi organizzano il Family day allo scopo di stroncare la sóra Bindi medesima e i suoi matrimoni di serie B, basi americane a Vicenza volute dal premier e osteggiate da alcuni partiti della sua coalizione, il Senato che boccia Prodi e poi se lo ripiglia. E adesso si torna in aula a discutere di un ministro che ha messo il becco nelle Fiamme gialle e se lo brucia, dato che la Corte dei Conti respinge il siluramento del generale Speciale causa mancanza di motivazioni. Più di così si crepa. Ce n’è a sufficienza, credo, per giustificare lo stato d’animo dei cittadini, di centrodestra e centrosinistra. Le questioni ideologiche e perfino quelle ideali non pesano più. Si conferma viceversa, giorno dopo giorno sempre di più, la nostra consapevolezza che i governi, a prescindere dal loro colore, non incidono nella realtà, se non negativamente. L’ingresso di Prodi a Palazzo Chigi era stato entusiasticamente salutato dal popolo progressista, anche perché i leader dell’Unione avevano portato l’uomo in palmo di mano presentandolo come il salvatore della Patria, un santo attrezzato a restituire al Paese la reputazione perduta. Il fatto che il Professore sul declinare degli anni Novanta fosse stato silurato proprio dalla sinistra era stato dimenti cato; Romano fu ripescato in mancanza di meglio, riverniciato a nuovo e spacciato per un grande statista. Propaganda sciocca. Tanto è vero che è bastato un anno di gestione sua della cosa pubblica a deludere i compagni. Un anno di disastri, di polemiche, di colpi di scena; il tutto mitigato da una ripresina economica già sul punto di arenar si, innervosendo una maggioranza che peraltro non è stata mai coesa, se non nel momento di abbattere Berlusconi. Sicché Prodi da uomo della Provvidenza è scaduto a capro espiatorio. Gli stessi che lo avevano osannato, ora, di fronte a un numero crescente di problemi, lo attaccano considerandolo inadeguato. Il presidente del Consiglio, sottolinea il nostro Luigi Santambrogio nell’arti colo di oggi, è stato abbandonato; nessuno più lo piglia sul serio; e lui, dal pro prio isolamento, minaccia sfracelli, di sbattere la porta (se qualcuno osasse disubbidirgli), ma non è capace nemmeno di farsi le valigie. Resta lì in un angolo, intimorito e isterico, senza avere il coraggio di recarsi sul Colle a rassegnare le dimissioni. Prima o poi sarà costretto ad andarci e farà una fine ingloriosa. Oltre al posto di premier dovrà rinunciare allora anche a quello, cui tiene tanto, di leader del nascente Partito democratico. La sua agonia continua. E lui ci fa quasi pena. Non ha la lucidità per valutare la situazione. Immagina di poter raddrizzare il timone. Talvolta dice che durerà sino alla scadenza naturale della legislatura. In altri momenti è depresso e vede nero. Insomma, alti e bassi, tipici di chi è smarrito. Oggi magari la passerà liscia, strapperà ancora i suffragi necessari a proseguire nella mesta esperienza di Palazzo Chigi. Ma che sia giunto al capolinea lo sanno tutti. L’aria intorno a lui è fetida. Prodi ha solo un punto a proprio favore: l’ebetudine della opposizione. Una opposizione accecata dall’ambizione e intenta a litigare per impedire a Berlu sconi di indossare la maglia rosa alle prossime elezioni. Le quali pertanto sono viste come un pericolo da schivare. I leader di An e dell’Udc hanno buone ragioni per aspirare a salire sul podio, chi lo nega. Tuttavia temporeggiare in attesa che il Cavaliere invecchi e si ritiri dal giro, significa avvantaggiare gli avversari. Una opposizione compatta e decisa, questo governo lo avrebbe licenziato. Prodi morirà di consunzione per i propri demeriti e non per merito del centrodestra. Dopo di che, i compagnucci si inventeranno qualche papocchio pur di non ricorrere alle urne; e il Polo darà il suo assenso al grido: hic manebimus optime, qui stiamo benone. A star male sono gli italiani? Chissenefrega.

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