Bastia

‘Condannate la giunta di Bettona’ Sindaco e assessori scelgono l’abbreviato. Il pm chiede pene tra due e tre anni

‘Condannate la giunta di Bettona’  LE PRIME richieste di condanna sono arrivate ieri, al termine della requisitoria del pubblico ministero Manuela Comodi. Il sindaco di Bettona, Lamberto Marcantonini, il suo vice, Valerio Bazzoffia e il tecnico comunale Mario Papalia devono essere condannati a tre anni di reclusione per abuso d’ufficio. Gli altri membri della giunta comunale — Andrea Castellini, Luca Costantini, Franco Massucci, Rosita Tomassetti e Rossella Lispi — invece, sempre secondo la procura, meritano due anni di carcere sempre per la contestazione di abuso.
Gli amministratori coinvolti nell’indagine — difesi dagli avvocati Marco Angelini e Giuseppe Innamorati — hanno infatti chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Un giudizio alternativo che, in caso di condanna, consentirebbe loro di usufruire dello sconto di un terzo sulla pena e, soprattutto, di definire subito la vicenda penale. Secondo la procura avrebbero, a vario titolo, «intenzionalmente procurato a Codep un ingiusto vantaggio consentendo la prosecuzione delle attività illecite», sia autorizzando soggetti che invece dovevano essere esclusi, sia approvando, in un momento di emergenza ambientale, autorizzavano Codep al ricevimento e trattamento delle acque di vegetazione dei frantoi oleari e davano l’ok per la prosecuzione dello smaltimento anche durante l’emergenza sanitaria della malattia vescicolare che colpiva i suini. A decidere sarà il giudice Luca Semeraro dopo le arringhe difensive. Sempre ieri il pm ha sollecitato il rinvio a giudizio degli altri imputati (18 complessivamente). Imprenditori e tre tecnici dell’Arpa che — secondo la tesi dell’accusa — si accordarono per lucrare sui liquami del depuratore Codep di Bettona che lavora gli scarichi degli allevamenti suinicoli di Bettona, Bastia, Assisi e Cannara. Alcuni avrebbero — questa la contestazione — costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, al disastro ambientale, all’avvelenamento di acque. «In particolare il sodalizio — è scritto nel capo d’imputazione — operava mediante l’irregolare e non autorizzata gestione dell’impianto al fine di consentire ai consociati di disfarsi agevolmente degli enormi quantitativi di rifiuti prodotti dalle proprie aziende zootecniche lucrando sia sui notevoli risparmi derivanti dallo smaltimento illecito, anche attraverso falsi conferimenti di terreni, da parte dei proprietari». Non solo. Gli allevatori sarebbero anche riusciti ad evitare i controlli dell’Arpa grazie agli accordi illeciti — sostiene la procura — con alcuni tecnici e funzionari, ora imputati nel processo che quando notavano gli allarmi delle centraline ambientali telefonavano senza svolgere alcun controllo. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Nicola Di Mario, Maria Mezzasoma, Ubaldo Minelli, Alessandro Bacchi, David Brunelli, Francesco Falcinelli, Nicodemo Gentile, Giancarlo Viti, Franco Libori, Pietro Magrini, Anna Lombardi, Franco Pirami e Stefano Carini.
Si torna in aula il 20 ottobre.
Erika Pontini

Exit mobile version