Bastia

«Come è triste la domenica senza calcio»

NICOLAAGOSTINI
MONIA BOCCALI


I 18 presidenti dell’Eccellenza tutti d’accordo sulla decisione di bloccare le gare. “Era doveroso. Ora ci vogliono provvedimenti severi sul modello inglese. Alla ripresa il campionato dovr ripartire da dove abbiamo finito”


PERUGIA – Una domenica senza calcio trascorsa in famiglia attendendo le decisioni del Governo e dei massimi organi sportivi con la speranza che vengano adottati provvedimenti drastici. Serve una svolta, è questo il messaggio dei presidenti dell’Eccellenza raccolto in questa mini inchiesta che vuole essere un modo per conoscere da vicino le opinioni degli addetti ai lavori della massima serie regionale. Adozione del modello inglese e ripresa del campionato ricominciando dall’ultima giornata non disputata. Queste sostanzialmente le linee guida con alcuni richiami al calcio di casa nostra dal quale ripartire per cercare di cambiare la cultura sportiva.
“Se servisse – fa sapere il presidente della Pontevecchio Gianni Monsignori – potremmo anche star fermi due mesi. Il problema è che bisogna intervenire a livello politico legale con delle decisioni esemplari. Bisogna ricopiare il modello inglese e adeguare gli impianti. Come ho trascorso la domenica senza calcio? Pranzo in famiglia e pomeriggio al campo con gli altri dirigenti. Niente pallone però, solo carte. Per la ripresa dei campionati secondo me sarebbe importante ripartire dalla  giornata che non si è giocata”.
“Si può tornare a giocare anche subito – precisa il presidente del Torgiano Silvano Spaccini – a patto che lo si faccia con delle regole severissime a tutti i livelli, dai professionisti ai dilettanti. È necessario perché siamo vicini ad un punto di non ritorno”.
“La sosta è servita per far contenta mia moglie – dichiara il presidente del Todi Valde Vittorio Aisa – ma da sportivo l’ho vissuta con grande dolore. Purtroppo in Italia per fermarci a riflettere dobbiamo sempre aspettare che qualcuno ci rimetta la vita. Bisogna fermare le trasferte organizzate e togliere la polizia dagli stadi. Chi vuole andare allo stadio prende la propria macchina e parte. Basta ai pullman scortati. Sta diventando una guerra contro la polizia. Io mi fermerei almeno un’altra settimana e al momento della ripresa ripartirei dalla giornata che non si è disputata per garantire la regolarità dei campionati”.
“È un problema di mentalità – sottolinea il presidente del Deruta Alessandro Antonini – che riguarda l’intero paese. Credo che questa domenica sia servita per stare un po’ con le rispettive famiglie e riflettere su questo problema. Le soluzioni? Adeguiamoci al modello inglese. Quando poi sarà ora mi auguro che ripartiremo dall’ultimo turno di campionato”.
D’accordo sull’adozione del modello anglosassone anche il presidente del Castel Rigone. “L’Italia è un paese con 50 anni di democrazia sulle spalle. Non resta quindi che prendere un blocco ed una penna e copiare il sistema adottato dagli inglesi che hanno una tradizione democratica di 5 secoli. Del resto se funziona in Inghilterra – fa notare Aulo Gellio Fiorucci – non vedo perché n on dovrebbe funzionare da noi. Stiamo parlando di due stati democratici, non del Cile di Pinochet o della Cina. Bisogna rendere relativo il concetto del calcio che sta diventando sempre più assoluto. Per far passare quest’idea noi dilettanti potremmo fermarci anche qualche altra domenica”.
Non è d’accordo invece sull’ipotesi di uno stop prolungato il presidente del Nocera: “Non credo che serva molto fermarsi più a lungo. Questo è un problema di coscienza civile che con il calcio credo abbia ben poco a che vedere. Bisogna tutelare la parte sana del calcio – afferma Gianni Bordicchia – attraverso provvedimenti adeguati”.
Ad entrare invece nello specifico con esempi legati anche al panorama regionale è il presidente del Pretola Riccardo Fioroni: “La mia domenica senza calcio? Sulla neve, avevo già programmato una vacanza. Il problema comunque ritengo sia molto grave e sebbene non ci siano paragoni fra professionisti e dilettanti sono dell’avviso che gli episodi di violenza vadano condannati severamente anche ai nostri livelli. Fa riflettere ad esempio il fatto che a Casa del Diavolo ed Ellera non siano stati squalificati i campi dopo quanto accaduto nell’ultimo turno prima di Natale. Le società sono le prime responsabili. Al primo accenno di tafferuglio bisognerebbe giocare a porte chiuse”.
Fa un riferimento preciso alle risse a fine gara di Casa del Diavolo ed Ellera anche il presidente della Nestor: “Era prevedibile che si arrivasse a questo punto – sottolinea Federico Marianeschi – perché siamo in un clima di esasperazione a tutti i livelli. Gli episodi di Casa del Diavolo ed Ellera a livello regionale sono un campanello d’allarme importante. Io sono il primo a esagerare in certi casi e questo stop credo sia servito per riflettere. Mi auguro che un evento così tragico serva per dare attuazione finalmente negli stadi a quella tolleranza zero di cui si parla di anni ma che finora non è mai stata applicata”. Misure drastiche tra i dilettanti anche per Mario Cicioni: “Senza calcio è stata una domenica da orfani. Ne ho approfittato per starmene in campagna insieme ad un amico. Bisogna iniziare a cambiare la mentalità – fa notare il presidente del Campitello – ma non credo sia così semplice anche perché in certi casi basta assistere ad alcune partite del settore giovanile per sentire genitori che dagli spalti incitano i propri figli alla violenza. Io mi fermerei qualche altra domenica e alla ripresa vieterei ogni tipo di striscione o petardo negli stadi”.
Sul ruolo del settore giovanile insiste anche Nazareno Chiatti: “Il vero problema sta nella mentalità che dovrebbe essere cambiata partendo dai settori giovanili. Genitori che si lamentano se i figli non vengono convocati in prima squadra, ragazzini che dovrebbero giocare per puro divertimento e invece si trovano a dover lottare per non retrocedere o per salire di categoria. Come facciamo a pretendere che maturi una mentalità sana con queste premesse? È stato giusto comunque fermarsi ma adesso non si può pensare ai recuperi di mercoledì. Siamo sempre dilettanti e tanta gente lavora”.
Porte chiuse a oltranza invece secondo Leonardo Bambini: “Una domenica fermi serve a poco. Personalmente ne ho approfittato per dedicare un po’ di tempo alla famiglia. Il campionato però andava fermato anche prima – precisa il presidente del Trestina – dopo la morte di Erman- no Licursi, il dirigente calabrese. Alla ripresa io proporrei alcuni turni a porte chiuse a tutti i livelli in attesa dell’entrata in vigore di provvedimenti che segnino una svolta importante. Chiaramente il campionato dovrebbe ripartire dalla giornata che non si è giocata”.
Contrario invece alle porte chiuse il presidente del Massa Martana: “Un calcio senza pubblico sugli spalti non è calcio. Io mi fermerei anche un’altra settimana – fa notare Guido Gentili – in attesa di provvedimenti rigorosi. La domenica senza pallone? L’ho dedicata ai miei nipotini. Li ho portati a vedere i carri”.
“La priorità sta nel riscrivere le leggi – dichiara il presidente del Bastia Gianni Cristofani – e finché ciò non avverrà non ha senso ricominciare a giocare. Dobbiamo imparare ad andare allo stadio per il puro gusto del divertimento magari accompagnati dai bambini o dalle proprie mogli, come accade in Inghilterra. Il mio sogno è togliere le barriere a Bastia e spero vivamente che riusciremo a farlo in breve tempo”.
Un distinguo netto fra dilettanti e professionisti invece per Luciano Pieretti: “Da noi tutto sommato episodi così gravi – precisa il presidente del Valfabbrica – non succedono. Bisogna tornare a giocare ma con delle nuovi leggi”. Favorevole al ritorno immediato in campo anche Sauro Notari: “Il problema non si risolve stando fermi. Giochiamo – precisa il presidente del Semonte – e nel frattempo facciamo nuove leggi”. Uniti sulla decisione di fermarsi e pronti ad ogni decisione per la ripresa i presidenti di Umbertide Tiberis e Cannara. “Bisognava fermarsi – spiega Luciano Patrizi – di fronte ad una morte così assurda”. “Per la ripresa non credo ci saranno problemi – fa notare Alberto Borghi – siamo pronti ad ogni evenienza anche se a rigor di logica mi attendo uno slittamento del campionato”.
“Per uno come me che da 40 anni sta ininterrottamente in mezzo ai campi è stata una domenica anomala – spiega il ds del Gabelletta Amedeo Ciani – ma credo che finché non saranno presi nuovi provvedimenti è inutile ricominciare. Vorrà dire che faremo finire i campionati più tardi”.

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