Bastia

Codep, lo sfogo del sindaco Marcantonini

Nuova udienza sul depuratore. In aula le parti civile e le difese dell’amministrazione
PERUGIA – “E’ incredibile questa accusa. Ho impostato tutta la mia vita in difesa dell’ambiente.Sono stato io a far prendere la certificazione ambientale a Bettona, a promuovere la differenziata”. Davanti al giudice Semeraro il sindaco Lamberto Marcantonini, difeso dall’avvocato Marco Angelini, si sfoga e sembra commuoversi: l’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta che ipotizza il disastro ambientale legato all’illecita gestione dell’impianto di smaltimento dei reflui suinicoli e la richiesta di tre anni di carcere suonano come una beffa.La sua dichiarazione spontanea dura poco;più lungo è l’intervento del suo vice Valerio Bazzoffia, tecnico e polemico. Spetta però al difensore Angelini ripercorrere tutte le scelte fatte dalla giunta Marcantonini e dal tecnico Papalia (colpevole solo di un refuso, spiega il legale): tutti gli atti erano volti a regolare un settore sì fondamentale per l’economia bettonese ma che, proprio con Marcantonini, conosce paletti e normative. Per il difensore è chiaro che non ci siano collusioni con la cooperativa Codep, non esistono prove. Di avviso opposto l’avvocato Emma Contarini, in rappresentanza di Legambiente e del Comitato di Bettona.Per il legale di parte civile, le delibere di giunta hanno favorito lo smaltimento di migliaia di tonnellate di liquami-rifiuti in meno di 300 ettari di terreno. In attesa di un risarcimento in sede civile (stimato in 250mila euro di danni) ha richiesto una provvisionale. Secondo l’indagine del Noe, coordinata dal pm Comodi, i liquami degli allevamenti suinicoli venivano smaltiti in maniera incontrollata, illegale e dannosa per l’ambiente e che la Codep,la cooperativa degli allevatori suinicoli che gestiva il depuratore, amministrava una quantità di reflui derivanti dagli allevamenti di Bettona, Bastia, Assisi e Cannara, superiore a quanto consentito. Secondo l’accusa, i liquami venivano sversati con la complicità dei tecnici dell’Arpa e con la collusione della stessa amministrazione.
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