Bastia, a marzo la gara d’appalto per la gestione del noto locale
A fine marzo in Consiglio l’atto relativo agli edifici storico-rurali e il cambio di destinazione
di LUCIO FONTANA
BASTIA UMBRA – Cinema-teatro Esperia, ora si cambia. O per meglio dire è iniziata la fase di transizione. Lo storico locale cittadino, fucina di tanti talenti ed esprimenti culturali, è tornato nelle mani dell’Amministrazione dopo che la compagnia teatrale Attuo ha deciso di fare un passo indietro e disimpegnarsi dalla gestione dello stabile. Le cause di questa, per certi versa, dolorosa rinuncia sono da ricercare nella durissima crisi che si è abbattuta anche sul comparto cinematografico e teatrale: da qui la decisione della compagnia di rimettere nelle mani dell’Amministrazione il contratto di gestione che lo stesso Comune a fine dicembre aveva deciso di prolungare. Immediatamente, vista l’importanza sociale della sala, il Comune si è attivato per cercare di risolvere la questione: stando ad alcune indiscrezione, sarebbe stato lo stesso sindaco Stefano Ansideri a prendere in mano il dossier e cercare di
mettere in campo una strategia in due fasi.
Il tutto potrebbe essere riassunto in questi termine: in questa prima fase di transizione la sala sarà gestita dall’Amministrazione dopo di che, probabilmente a giugno, verrà fatto un bando di gara per assegnare la gestione e riprendere in questo il cammino interrotto dalla rinuncia della compagnia Atmo. Questo per quanto riguarda la pratica relativa al cinema Esperia. Ma nel frattempo, come dato conto nei giorni scorsi, è ormai avviata la pratica relativa agli edifici storico-rurali. Il censimento, portato avanti dall’assessore all’Urbanistica Fratellini con l’aiuto dei consiglieri Degli Esposti e Stangoni, è arrivato a un punto di svolta: gli edifici storico-rurali censiti sul territorio comunale sarebbero una trentina, ora toccherà prima ad una specifica commissione e poi al consiglio comunale (entro il mese di marzo) indicare quali di queste merita il riconoscimento di patrimonio culturale.
L’iter legislativo prevede che spetti alla Provincia dare il via libera o meno attraverso la Conferenza dei servizi alle indicazioni provenienti dall’Amministrazione. In ballo c’è una questione non da poco: l’eventuale riconoscimento del valore culturale di uno stabile comporterebbe in caso di richiesta da parte del proprietario il cambio d’uso e il passaggio ad altra categoria. Questo, come si capisce, comporterebbe che alcuni edifici potrebbero, ad esempio, essere destinati ad agriturismi o comunque ad attività legate a i servizi. Dal cambio di destinazione d’uso, invece, sarebbe escluso il settore commerciale. Una partita da seguire con molta attenzione per le sue, non marginali, implicazioni amministrative ed economiche. Proprio su questo aspetto all’assessorato all’Urbanistica coltivano la speranza che il provvedimento possa rivelarsi un piccolo segnale «per incentivare la ripresa».
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