Omicidio Masciolini la requisitoria del pm Manuela Comodi davanti al gup Marina De Robertis
Prossima udienza e probabile sentenza a fine aprile


Elio C. Bertoldi


PERUGIA Condanne per 96 anni. E’ quanto ha chiesto, al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Manuela Comodi per i presunti assassini di Luigi Masciolini, l’anziano di Ospedalicchio di Bastia Umbra. Trenta anni a testa sono stati chiesti per Francesco Rota di 45 anni, nato a Genova, residente a Firenze, per Bruno Albini, di 34 anni di Civicastellana (Viterbo), per Thomas Poropat di 24 anni di Roma, residente a Prato, tutti ritenuti esecutori materiali del delitto, mentre 6 anni sono stati sollecitati per Antonio Scozzafava di 26 anni di Crotone, residente a Perugia. I quattro sono difesi da un collegio di penalisti formato dagli avvocati Daniela Paccoi, Silvia Egidi e Vincenzo Rossi. I quattro vengono processati con il rito abbreviato (il pm era partito dalla pena dell’ergastolo per i tre e da 9 anni di reclusione per il quarto). Il furto, e il conseguente omicidio, sarebbero nati da una “soffiata”. La “gola profonda” avrebbe confidato che l’anziano, teneva nascosti in casa e magari sotterrati, lungo uno stradello che portava ad un campo di granoturco, dei soldi. Una cifra rilevante: 72 milioni (36imila euro nell’attuale divisa). Cifra che aveva suscitato l’interesse della banda che aveva preparato il colpo. Si trattava di andare nell’abitazione e costringere i due anziani coniugi a rivelare dove avessero nascosto i loro risparmi. La fase finale di messa a punto dell’operazione era stata programmata, nel corso di due colloqui, successivi, che si erano tenuti, tra un boccale di birra e l’altro, in un bar di Ponte d’Oddi, il primo e in un locale di biliardo, tra una partita di stecca e l’altra, a Ferro di Cavallo. E proprio da qui, con una Punto grigia era partita la banda per consumare il colpo. Arrivati sul posto, i malviventi, avevano dovuto rinviare di qualche decina di minuti la loro irruzione, per la presenza, sul posto, di un vigilante che controllava una fabbrica vicina alla casa dei Masciolini. Una volta avuta la strada libera i quattro avevano forzato il portone dell’abitazione, erano penetrati all’interno ed erano saliti al piano alto, dove la coppia riposava, in camera da letto. Qualcuno dei componenti del commando, doveva aver fatta troppo rumore, tanto che il padrone di casa, si era svegliato e aveva acceso la luce. Sulle scale, dove si era portato per controllare, vestito con il solo pigiama, però è stato bloccato, spinto in camera e gettato sul letto. Nella loro ricerca spasmodica del “tesoro”, i rapinatori erano riusciti solo a racimolare una cassettina di ferro con all’interno 600 euro (che costituirà poi l’intero bottino portato via). Per cui, col passare dei minuti e con la frustrazione di non aver trovato nulla, crebbe la ferocia dei quattro, in particolare di Francesco Rota e di Thomas Poropat, i più aggressivi della banda. Secondo gli accordi, Antonio Scozzafava era rimasto fuori dall’abitazione, a far da palo; in casa erano saliti Rota, Poropat e Bruno Albini.
Prossima udienza a fine aprile.

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