Bastia

CHE IMBROGLIONI

di VITTORIO FELTRI


I brogli denunciati dai Comunisti italiani sono stati accertati. Hanno poco da strillare i segretari della Cgil-Cisl-Uil. Qualcosa non ha funzionato nel referendum tra i lavoratori oppure ha funzionato troppo. Risultato imbarazzante. Nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro in genere, dove esistevano liste dei dipendenti e il controllo dei votanti era automatico, il no (all’accordo sulle pensioni) ha stravinto con percentuali altissime. Dove viceversa non poteva esserci verifica alcuna ovvero nei seggi volanti (territoriali) allestiti alla buona (o alla cattiva) da volontari è successo il contrario: ha stravinto il sì. Anche un bambino capisce che l’esito complessivo è inattendibile. Deve aver agito una manona o una manina. Basti pensare alla denuncia fatta lunedì sera dall’onorevole Rizzo (Pdci) durante Porta a Porta, il quale ha esibito davanti alle telecamere prove documentali dei pasticci avvenuti: gente che ha votato due o tre volte perché nessuno chiedeva la carta d’identità e nessuno la mostrava. Più che sufficiente per annullare il referendum. Invece Bonanni della Cisl, intervenuto telefonicamente per interloquire con gli ospiti di Vespa, non ha trovato di meglio che gridare contro l’autore della denuncia e chi, in studio, aveva manifestato perplessità sulla validità della consultazione. Grida isteriche in luogo di spiegazioni se non di giustificazioni. Il sospetto che avesse la coda di paglia immagino sia venuto a qualunque telespettatore. Oggi c’è la conferma che l’idea dei brogli non è fantasiosa: i lavoratori effettivi hanno espresso un no secco; mentre i pensionati, i passanti, persone anonime hanno espresso un sì altrettanto secco. Non è possibile. Si tratta di manipolazioni, di truffa organizzata su vasta scala. Che senso ha un plebiscito gestito alla carlona? Come farà il Consiglio dei ministri a tenerne conto seriamente? Il minimo che in queste circostanze si può pretendere è la ripetizione su basi meno traballanti. Ma è difficile che ciò avvenga. Più probabile una rissa politica nella coalizione (e di conseguenza nel governo) che non può finire bene, con un abbraccio pacificatorio. Se la sinistra massimalista chiudesse un occhio sui brogli e in Consiglio dei ministri avallasse il risultato referendario, addio rappresentatività. Comunisti italiani e Rifondazione scontenterebbero a tal punto il loro elettorato da rischiare di perderlo e di bruciarsi la faccia, pregiudicandosi il futuro. A quel punto una larga fetta di cittadinanza, non sentendosi più tutelata da uomini fidati e coerenti, si abbandonerebbe presumibilmente all’estremismo più disordinato e pericoloso. Sarebbe una festa per i Caruso, i no global, i centri sociali e addirittura per le Brigate rosse. E una grave minaccia per la governabilità e la stabilità del Paese. D’altronde che i sindacati fossero allo sbando era cosa nota: da tempo ormai non riescono a interpretare le esigenze dei lavoratori e si comportano come un potere a sé stante, avulso dalla realtà. Il loro declino si manifesta in ogni occasione, specialmente quando è la sinistra ad avere la maggioranza e a governare: le confederazioni non osano scioperare, non osano protestare, vivono in perenne stato di soggezione nei confronti del Palazzo. In una parola se ne infischiano degli iscritti e li deludono con un comportamento ai limiti della complicità col governo. Forse per i Comunisti italiani e per Rifondazione è giunto il momento della responsabilità, di scegliere da quale parte stare: dentro il sistema o fuori dal sistema delle alleanze improprie. Non è solo un problema di chiarezza e coerenza, ma anche di onestà. Lo stesso dilemma si propone all’inesausto mediatore Romano Prodi: può stare seduto sulla più alta poltrona di Palazzo Chigi col sostegno dei riformisti e dei radicali? Non gli viene il dubbio che due forze contrapposte non gli consentano di prendere una decisione che sia una?



IL PERICOLO Lasciare l’ala radicale senza rappresentanza è pericoloso e aumenta i rischi di violenza: è ora che Prc e Pdci decidano da che parte stare, se dentro o fuori dal sistema

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