CAVATORI VALUTANO LE NUOVE NORME A CUI LAVORA LA REGIONE SUMMIT A BASTIA
IL CASO
La libera cerca del tartufo è a rischio. Il grido d’allarme viene dal Coordinamento Associazioni Tartufai Umbria che esprime «grande preoccupazione» per la decisione dell’assessore regionale alle politiche agricole, Roberto Morroni, di «porre limiti indefiniti alla libera cerca, con un proprio emendamento all’attuale normativa».Il tartufo, spiega il Coordinamento, «è un prodotto spontaneo, di pregio e proprio in virtù della libera cerca si è avuta la possibilità che venissero scoperti i luoghi d’origine, che si effettuassero studi da parte della comunità scientifica fino ad arrivare anche alla nascita di attività dedicate al settore,con importanti riflessi occupazionali». Il cavatore, nella nostra tradizione trova origini molto lontane le tempo, con conoscenze e pratiche tramandate di generazione in generazione. Come, ad esempio, l’addestramento del cane, il partner insostituibile di chi va per boschi, frutto di convincimenti personali, di piccoli grandi segreti che passano di padre in figlio. Bracchi, pointer, springer, cocker, lagotti, i più ricercati, possono raggiungere quotazioni di cinquemila euro. Tutto ciò, nel 2021, ha convinto l’Unesco a considerare la cavatura del tartufo patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Da noi sono migliaia gli appassionati, titolari del tesserino valido nell’intero territorio nazionale soggetto a pagamento
della tassa di concessione periodica. Intorno ai 6.500 per l’assessorato regionale, addirittura 15mila per il Coordinamento. Un range che da solo dimostra quanto sia per certi versi ancora inesplorato il mondo dei cavatori. «Indubbiamente – sostengono i loro rappresentanti – la scelta dell’assessore di avviare sic et simpliciter il processo di chiusura del territorio regionale, con pesanti limitazioni alla libera cerca, determinerebbe un non equilibrio fra le parti in causa e innescherebbe, di conseguenza, un grave conflitto sociale, proprio per l’impossibilità dei tartufai di esercitare la loro attività in libertà». Alla luce di «tale non ragionevole situazione che verrebbe a delinearsi nel prossimo futuro», il Coordinamento Associazioni Tartufai Umbria organizza un’assemblea per le ore 10 di sabato 22 giugno al centro Umbriafiere di Bastia Umbra con invito ai rappresentanti di forze politiche ed istituzioni. Intanto, da una settimana si è aperta la stagione con buone prospettive per lo scorzone e ragionevole ottimismo per quanto riguarda la pregiatissima trifola. Sono due tra le otto o nove specie che è possibile trovare in Umbria.Il Nero Pregiato, conosciuto come tartufo di Norcia o di Spoleto, è la qualità prevalente, diffusa nei territori che fiancheggiano il fiume Nera, sulle montagne spoletine, di Trevi e del Subasio. Il Bianco Pregiato, o Trifola, si raccoglie tra ottobre e dicembre, ma in alcune zone più riparate si trova fino a tutto gennaio. Cresce principalmente in Alta Valle del Tevere, nell’Eugubino Gualdese, nell’Orvietano ad una profondità maggiore rispetto alle altre qualità. Predilige alberi superiori come pioppi, salici, ma anche querce e cerri. Il suo fascino ha molte componenti:il profumo acuto, inconfondibile, assoluto; la grandezza; la forma che deve essere quanto più regolare; il sapore che si esprime al meglio in assenza di salse o condimenti. Lo Scorzone, con il quale ha aperto la “caccia al tesoro”,è un nero il cui soprannome deriva dalla scorza ruvida e verrucosa. L’aroma ed il gusto lo rendono unico, il profumo si sprigiona quando viene consumato fresco o leggermente riscaldato.
Walter Rondoni
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