Bastia

C’era una volta una città chiamata Bastia Umbra

di Stefano Rubellini


 


E’ certo che sono passati, oramai, molti anni da quando la nostra beneamata città era il fiore all’occhiello della regione se non di buona parte del centro Italia.  Bei tempi !!
C’erano aziende floride,  quali Petrini, Hemmond, solo per citare due tra le più grandi, c’erano tanti artigiani e commercianti che davano lavoro a tanta gente e che erano in forte crescita, c’era meno criminalità, per le strade e vicoli della città si viaggiava tranquilli, era possibile andare al Bar o a comperare il giornale lasciando la chiave nella macchina, tanto si era sicuri che nessuno l’avrebbe toccata, poche strade al tempo ma funzionali, e capaci di assolvere alle necessità del tempo …..
e poi ancora….
Solo ricordi, e che fine ha fatto tutto ciò?
Molte delle floride aziende sono sparite, molti degli artigiani e commercianti sono dovuti “emigrare” in comuni limitrofi per sopravvivere e per cercare nuova linfa vitale, la sicurezza nella città è pressoché sparita, le strade sono state minimamente rafforzate dal punto di vista logistico, solo alcuni raccordi sono stati rafforzati o ampliati.
Forse si pensava di poter vivere sugli allori per ancora molti decenni se non per secoli, si è pensato che tutto ciò non dovesse mai finire.
Nulla si è fatto, o molto poco, per salvaguardare  tutto ciò, per mantenere giovane questa città nello spirito e nel fisico.
Tutte le amministrazioni comunali che nel corso degli anni si sono succedute, sono sopravvissute solo per inerzia, vegetando di quanto era stato costruito, senza avere o volere acquisire la minima capacità di rinnovamento e senza mai volere ascoltare la parola dei cittadini, cittadini che sovente si sono promulgati a tal fine o che invano hanno cercato di farlo.
Le grandi aziende che hanno chiuso si sono viste chiudere la porta in faccia, interessava solo fare cassa all’amministrazione, ciò bastava, in tutte le crisi che negli anni si sono susseguite , mai una mano forte, un veto, una decisione chiara e posizione forte è stata presa.    I lavoratori si sono sempre dovuti accontentare di promesse mai mantenute, alla fine in mano solo fumo.
Solo parole, parole e ancora parole, tutto sulle parole, nulla sulla carta di ciò che veramente avrebbe potuto contare; ed ancora solo la libera iniziativa imprenditoriale di piccole e medie aziende, insieme all’aiuto di gente volenterosa ed operosa, operai ed impiegati, che talvolta per non perdere il posto di lavoro hanno fatto immensi sacrifici, ha portato il nostro piccolo paese sino ai nostri giorni.
Le potenzialità che avevamo, sono rimaste tali, mai sfruttate sono, in buona parte, svanite.
Tutto in nome della logica di un controllo totale sul singolo, in nome del voto “a tutti i costi” che ha portato a privilegiare alcune zone invece di altre,  creando in seno all’agglomerato urbano un senso fisico e materiale di squilibrio e di scontentezza.
Chi deve vivere in una certa zona è spesso scontento di dove lavora a causa di difficoltà logistiche come carenza di parcheggi o servizi primari.
Pochi sono i centri sportivi valenti, in molti casi vetustà delle strutture ed inadeguatezza della manutenzione li hanno portati ad uno stato di semiabbandono, come nel caso dello stesso campo sportivo nella zona industriale, Borgo I° Maggio e campi dietro via Roma, Palazzetto dello sport, ecc., sono molte volte i cittadini stessi, in atto di volontariato a farne la manutenzione e pulizie.
Nella città non si è voluta avvertire la necessità di centri sportivi adeguati alle esigenze dei tempi, da usare magari per tornei a livello locale che fossero un chiaro esempio di riferimento.
Molti campi sportivi, se così possiamo chiamarli, sono tali solo per la presenza di quattro pali che simulano le porte di gioco o di una rete vecchia e strappa appesa ad un filo che starebbe ad indicare il limite ove il pallone non può passare, i giovani e la gente in generale preferisce andare altrove a giocare, perché usare qualcosa di inutilizzabile soprattutto come usarlo? Perché non si è cercato almeno di mantenere in piedi ciò che già esiste rendendolo presentabile e in tal modo utilizzarlo anche per attirare gente da fuori zona? Ma non si era detto che la socializzazione, l’incontro e la discussione è uno dei cardini fondamentali della nostra società? E allora perché non promuoverla?
Sono molti i campetti da gioco, realizzati in materiale sintetico o cemento, scelta che avrebbe dovuto garantire una lunga durata, localizzati nelle più disparate zone della città, molte volte difficili da raggiungere, dovrebbero essere all’avanguardia , ma che per via dell’incuria e mancanza di tatto versano ora in condizioni misere.
Mancano docce e spesso sono luogo di dimora di persone senzatetto che cercano un riparo per la notte, il percorso verde della città è spesso verde a tal punto che risulta difficoltoso il passaggio, e quando piove…. il pantano, solo in alcuni mesi dell’anno esso è utilizzabile e veramente accessibile a tutti, pensate ad esempio a degli anziani che in autunno volessero fare una passeggiata, come si districherebbero in mezzo a tutti quei rovi e terreni scoscesi?
Tutto quanto all’inizio fu creato per portare a casa quella manciata di voti che permettesse di sopravvivere ancora un pò e poi abbandonato perché improduttivo, poi naturalmente…. il degrado.
E che dire ancora della viabilità, come ha affrontato negli anni l’amministrazione il problema?  Semplice, prima si lottizza, poi si fa costruire al privato, tanto casa o fabbrica che sia, ne ha bisogno, dunque paga, poi una parte dei soldi viene reindirizzata dove al momento vi è necessità, e se qualcosa rimane si realizzano le infrastrutture, mica si può ragionare come nelle grandi città della nazione o nel resto d’Europa dove prima si creano le infrastrutture e poi si realizzano gli immobili !   Il cittadino sopporterà!   Il caso più clamoroso è naturalmente la zona industriale, le cui condizioni sono sotto gli occhi di tutti, zona che oramai è divenuta quasi inabitabile.
Che cosa possiamo pensare di Via Firenze?  Il delicato nodo del passaggio a livello che divide in due la città è stato a più riprese affrontato con il solo scopo di rimandare la discussione a data da destinarsi e con la speranza di trovare una miracolosa soluzione.
Gli edifici presenti non possono essere, e non devono essere assolutamente rimossi, ma come possiamo fare per dirimere il bandolo della matassa?
Poche le proposte avanzate in più di venti anni, nessuna significativa o fattibile.
Altro clamoroso caso di disinteresse è la circonvallazione che porta dai semafori zona fiera a via Roma, ivi si è pensato di chiudere gli attraversamenti raso terra solo dopo innumerevoli incidenti , spesso mortali, che al momento colpiscono la sensibilità dei responsabili, ma che poi svanita la necessità impellente di intervenire, fatti i minimi interventi, tutto è ritornato pressappoco uguale a prima.    La cartellonistica poi è in molti punti mancante o minima e mal visibile come nella zona industriale, Madonna di Campagna ecc. , non si è provveduto a rafforzare il tutto in quanto scomodo, costoso, e soprattutto poiché tanto molte zone sono poco controllabili, infatti anche il numero dei vigili urbani è carente.
La rotonda presso il centro fieristico è stata solo recentemente realizzata, quando esempi funzionali a cui ispirarsi erano molto vicino a noi (Santa Maria degli Angeli), il primo svincolo per Bastia, venendo da Ponte San Giovanni, è un esempio di che? Probabilmente il terreno poteva essere meglio utilizzato e ripartito, ben venga la piscina nuova, ma sicuramente era possibile insediarsi meglio nel territorio.
C’era poi il Centro fieristico Maschiella che oramai è divenuto quasi un ricordo, poche sono le manifestazioni di rilievo che vi si tengono.
Esso era un impianto che il centro Italia ci ha invidiato per lungo tempo, funzionale, ampio, facilmente raggiungibile, avveniristico per le nostre zone, sotto certi punti di vista, non siamo riusciti a far pressione sulla giunta che neppure ha mai voluto ascoltare, adagiandosi, come già sopra detto sugli allori, per la sua modernizzazione rinnovo culturale nonché di immagine.
Tale era al momento della sua massima espansione e tale è rimasto.  Manifestazioni importanti come il Motor Show sono letteralmente svanite. 
E ancora oggi nel 2004 l’insufficienza capacitiva è data dal fatto che c’è una pesante e preoccupante assenza di parcheggi che provocano disagi ai visitatori ed ai residenti (figuriamoci quando sono presenti le carovane dei nomadi!).
Capienza insufficiente in occasione delle grandi manifestazioni come AgriUmbria, costi di gestione alti ed alti costi di affitto per gli espositori, hanno fatto in modo che il suo declino fosse lento, pieno di agonia, non si è mai infatti riusciti a rimettere in piedi il centro, ma tutti crediamo non definitivo, ancora possibile è la ripresa e con essa posti di lavoro per la gente della nostra cittadina, ma questa è solo una speranza! Ad oggi l’attuale giunta tutto ciò non ha voluto comprenderlo.
Sicuramente fuori luogo, o sicuramente non proponibili (e perché poi?),  la messa in opera di  edifici da adibire a parcheggi, magari anche sotterranei, vedi ad esempio il Parcheggio Partigiani a Perugia, strutture alte 4 o 5 piani da adibire a locali espositivi, come Milano e Bologna, città che forze sono culturalmente più avanti di noi ma sicuramente raggiungibili, o navette durante per il trasporto passeggeri durante le manifestazioni più importanti? Certo gli investimenti da fare sarebbero molti, ma poi il ritorno sarebbe altrettanto grande.
Inoltre l’urbanizzazione selvaggia degli ultimi due anni ha fatto in modo che la situazione globale andasse peggiorando in modo a dir poco esponenziale, infatti a fronte dell’efferata lottizzazione che il comune ha sostenuto e realizzato, nulla si è fatto per le infrastrutture e dunque per i contribuenti, per noi cittadini.
Edifici simbolo della città sono stati demoliti, molti erano irrecuperabili, molti erano in posizioni tale da ostacolare il regolare corso della vita di una moderna città, ma molte volte tutti i cittadini hanno avuto dei dubbi.
Ben vengano le nuove costruzioni, i nuovi immobili, nessuna ha mai dato il suo no all’edilizia, è intorno ad essa che ruota il mercato globale, crea lavoro, porta soldi, porta nuove occasioni, ma come mai i desideri dei cittadini vengono sempre dopo quelli della giunta comunale?  
Creiamo le infrastrutture, poi gli immobili, meglio si adatteranno alle esigenze di tutti.
Infine parliamo della frazione di Costano, che versa in uno stato di semiabbandono, pochi gli interventi razionali fatti nel paesino, pochi sono gli abitanti, è vero, ma perché la viabilità e infrastrutture principali sono rimaste invariate negli ultimi 25 anni? Non sono anche loro cittadini? Il campo sportivo è una bella cosa, ma appena andati oltre cosa troviamo?
Poco o nulla di nuovo, le medesime attività lavorative, pochi i cambiamenti verificatisi, centri sociali semiabbandonati in quanto il ricambio generazionale non c’é stato, pochi gli investimenti sotto tutti i punti i vista.  
Ma tanto come detto i soldi non ci sono , facciamo edificare, e poi si vedrà.
Ma poi pensiamo, se nessuna azienda di rilievo, anche delle città limitrofe, si è voluta o potuta insediare, sicuramente un motivo ci sarà!
Le poste della nostra piccola frazione sono piccole, come detto è vero che i cittadini sono pochi, ma perché quando è ora di prendere la pensione, i nostri anziani sono costretti a lunghe file senza la possibilità di sedersi? 
La città non è morta, ancora, dal punto di vista culturale, tiriamo fuori le risorse, il nostro malcontento, scegliamo il cambiamento, un cambiamento radicale, vero, veniamo fuori dalle nostre tane, facciamoci vedere, non dobbiamo avere paura, poi paura di che?, siamo in regime democratico in Italia e se Dio lo vorrà lo saremo  anche negli anni e secoli a venire.
Diamo una svolta, basta con la logica della “cassa a tutti i costi” pensando che tanto il cittadino è in grado di pensare e scegliere da solo, facciamo in modo da costruire qualcosa di nuovo tutti insieme, dal primo all’ultimo.
È per questo che ho scelto Forza Italia, perché credo che la libertà di noi tutti passi attraverso il nostro io, attraverso la nostra capacità di esaminare gli aspetti della vita e trovare nuove soluzioni, diamo linfa vitale alla città e l’economia riprenderà, portiamo dall’esterno quei capitali che sono venuti a mancare, e viviamo la  nostra amata città.
Cari cittadini mi riservo di analizzare in dettaglio le problematiche sopra esposte, in uscite successive, al fine di meglio puntualizzare e analizzare le tematiche per ogni singolo caso. 
Esse sono molte ma di interesse generale, dove per generale intendo non solo la città nel suo ristretto, ciò perché dobbiamo confrontarci con città come Assisi,  Bettona, Foligno, Perugia ecc..


 


Con affetto a tutti i cittadini,
Stefano Rubellini


 

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