La centrale a biogas rinsalda il fronte del no in attesa del Pdl. E il Comune aspetta la rinuncia dell’azienda
BASTIA UMBRA- Si fa sempre più articolato il dibattito intorno all’impianto a biogas che, entro l’anno,dovrebbe essere in funzione nella frazione di Costano. E mentre l’amministrazione attende la risposta ufficiale dell’azienda alla richiesta di rinuncia al progetto, già formalmente inoltrata,il centrosinistra compatto innalza le barricate. Dopo la presa di posizione del consigliere piddino Erigo Pecci, che interpreta la vicenda come fallimento politico della giunta Ansideri,anche Amelia Rossi,segretario del circolo bastiolo di Rifondazione comunista,interviene prendendo di mira l’azienda, dalla quale sarebbero giunte affermazioni “assurde” a partire dalla dichiarazione del progettista Filippo Ceccarini,secondo cui “la centrale riqualificherà una zona paesaggisticamente depauperata”.“E’ evidente – afferma Rossi – che ciò non corrisponde a verità e che è proprio per tutelare maggiormente la campagna e l’ambiente che tutti si sono opposti al progetto”.Ancora. In secondo luogo, a far discutere è lì annuncio dell’inserimento dello 0,1%di letame bovino nel processo di fermentazione delle sostanze vegetali all’interno dell’impianto.“Consideriamo inaccettabile -commentail segretario – la falsità e l’arroganza dell’azienda e sosterremo i cittadini di Costano in ogni iniziativa volta a impedire la realizzazione della centrale”.Al fine di un quadro più completo, inattesa della presa di posizione ufficiale del Pdl bastiolo sulla vicenda, vale la pena annoverare qualche dato a livello nazionale.In Italia,secondo i dati emersi dal censimento effettuato dal Centro ricerche produzioni animali, sarebbero oltre 500 gli impianti a biogas presenti nella penisola, dei quali alcuni in costruzione e altri già in funzione. Le linee guida nazionali per l’installazione delle fonti rinnovabili,in vigore dal 3 ottobre 2010, stabiliscono il principio secondo cui “l’attività di produzionedi energia elettrica da fonti rinnovabili è opera di pubblica utilità, indifferibile e urgente, nel rispetto delle quote ‘verdi’ assegnate a ciascuna regione”. Anche Legambiente, in un recentissimo documento,definisce il biogascome“tecnologia indispensabile per ridurre la dipendenza dagli idrocarburi”, sottolineando tuttavia che “impianti mal gestiti e mancanza di pianificazione hanno creato anche disagi e conflitti sociali”, sostenendo pertanto la necessità di “evitare concentrazioni di impianti”, porre un “drastico freno alle colture energetiche dedicate” e “utilizzare correttamente il digestato”,poiché “spesso si è trasformato in una fonte di inquinamento”.
di Sara Caponi