Bastia

Centrodestra regionale, un recinto sempre più stretto

Spesso, una volta al governo, la Cdl ha offerto spettacoli poco edificanti


FABRIZIO MARCUCCI


Sostengono i vertici regionali di Forza Italia che lo scarso allenamento al governo di Alleanza nazionale in Umbria conduce il partito a un “complesso di minorità” dal quale gli alleati dovrebbero smarcarsi, ché sennò succede come ad Assisi: quando si arriva al governo ci si dimostra “irresponsabili” e si “fatica a comprendere gli oneri, oltre che gli onori”, derivanti dal ruolo di amministratore locale.
I nuvoloni partiti dalla patria di Francesco – dove le due gambe più robuste della coalizione che regge il governo cittadino vanno divergendo sempre più – si muovono fino a coprire il cielo sopra i palazzi della politica regionale. E lo spettacolo non è per niente entusiasmante, come non lo è assistere a liti di e per il potere che solo marginalmente affrontano questioni di merito – essendo il Puc (Piano urbano complesso), la questione su cui si dibatte ad Assisi, poco più di un pretesto per il nubifragio che si è scatenato sulla città detta serafica.
Sostengono, gli stessi vertici regionali di Forza Italia, che il “complesso di minorità” sarebbe la conseguenza di un sistema di “democrazia bloccata”, in cui a governare sono sempre gli stessi. Ma più che uno spiegare, questo è un esorcizzare i problemi. Non è la prima volta che il centrodestra umbro arriva al governo e di lì mette in scena spettacoli non propria-
mente edificanti. Magistrale il harakiri del centrodestra a Nocera Umbra, con scambi di accuse al vetriolo che si
potrebbero definire metapolitici, visto – anche qui – il loro precario legame col merito del governare. Ed è ancora impressa nella memoria la vicenda destinata a trascinarsi nelle sedi dei tribunali che ha visto gli stessi azzurri berlusconiani
di Foligno protagonisti nell’immediata vigilia delle ultime elezioni regionali: fazioni dello stesso partito l’un contro l’altra armate per contendersi il candidato da mettere in lista.
Certo, un sistema bipolare in cui il nome del vincitore è già scritto prima delle elezioni dà luogo a una serie di distorsioni, tanto nell’opposizione quanto nella maggioranza. Ma è chiaro come il sole d’agosto che se il centrodestra umbro continuerà a vestire gli abiti con cui si è acconciato fino ad oggi, le speranze di costituire una valida alternativa al centro-sinistra saranno destinate a rimanere vane. Se dietro le battaglie all’arma bianca tra i partiti della Casa delle libertà per accaparrarsi il candidato alla presidenza o alla sindacatura e, di qui, un posto al sole per guadagnare un più qualcosa per cento alle elezioni, gli elettori continueranno a non scorgere un minimo di progetto di governo credibile, a nulla varrà imprecare contro il “socialismo reale” imposto dai “rossi” dell’Umbria. Alzi la mano chi – professionista o disoccupato, precario o casalinga, giovane o pensionato – può sentirsi davvero attratto da una coalizione che si rianima solo quando, approssimandosi a un qualche tipo di elezioni, c’è da discutere sui nomi da candidare a questa o quella carica. Nomi, si badi, che tranne qualche eccezione, risultano tutti rigorosamente interni ai recinti di partito. Così, come un cane che si morde la coda, il centrodestra umbro si condanna a inseguire se stesso. In un recinto che si fa, di elezione in elezione, sempre più stretto.


FABRIZIO MARCUCCI
fmarcuca’@giornaledellumbria.it

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