Bastia

C’è il tempo per rifarsi

di VITTORIO FELTRI


 


Solo qualche riga per dire: sono deluso quanto voi dal risultato dei ballottaggi; però me li aspettavo. La Lega è andata da sola per vincere e non ha portato a casa niente eccetto Sondrio, che comunque sarebbe stata sua. Ne valeva la pena? Forza Italia ha sbagliato il cinquanta per cento delle candidature, gentarella, in alcuni casi addirittura impresentabile. Non è un partito ma una consorteria. Ed era noto. Berlusconi tuttavia ha una ragione: si è votato per gli enti locali, e il governo romano non era in discussione; inutile discuterne. Fra due anni, al termine della legislatura, torneremo alle urne e allora vedremo se gli italiani preferiscono affidare le sorti del Paese al Cavaliere o a un suo avversario, di cui per adesso si ignora l’identità. Si fa il nome di Prodi. Capirai che novità. Poi quello di Letta il Giovane, già meglio. Almeno il ragazzo sa parlare in italiano. Amato odora di muffa. Poi dicono che l’Ulivo ha un futuro. Ma quale futuro? Per racimolare il 50 per cento dei consensi abbisogna dei suffragi di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani. Più quelli dei Verdi. Più quelli dei Socialistini boselliani. Questi sbandati sarebbero i probabili trionfatori? Per favore… Diciamo piuttosto che il Polo è affetto da mania suicida. Non riesce a organizzarsi. Fatica a raccogliere quanto ha seminato. A Bergamo, per esempio, il sindaco uscente, Veneziani, pur avendo ben figurato è stato trombato. Il problema è che non è sufficiente fare, occorre anche farlo sapere. Lui invece, quanto è bravo a costruire e a portare a termine, tanto è asino nella comunicazione. Realizza, questo sì, però nella più assoluta riservatezza. L’elenco delle sue opere è strabiliante, parchi, giardini, edifici; la città è svizzera, pulita, ordinata, lustra; la viabilità è migliorata. Ma chi lo ha reso di pubblico dominio? Veneziani non è capace di valorizzare il proprio lavoro. Peccato. Nessuno poi lo ha aiutato. Molti di Forza Italia si dice abbiano dato la preferenza alla sinistra per opportunismo. Accade spesso. È accaduto anche alla signora Colli. Anima candida. Sulla carta avrebbe dovuto stravincere; invece, giù per “lo scheggiato calle”. Massacrata. Sfottuta. Strapazzata. Ora forse è inutile, e perfino controproducente, esaminare la rava e la fava; la quaglia è volata via e amen. Tuttavia è un fatto che la Casa delle libertà, aggressiva alle politiche del 2001, ha mollato gli ormeggi. Un motivo ci deve pur essere. Nessuno osa pronunciarsi eppure il responsabile della disfatta è sulla punta della lingua di tutti: massì, è lui, il Cavaliere. Troppo sicuro di se stesso. Troppo spavaldo. Troppo convinto bastasse la sua bella faccia rifatta a persuadere gli elettori. Figurarsi. La politica estera conta parecchio. L’amicizia del Cavaliere con Bush, Putin e Blair ha il suo peso; il programma di governo, pure. Ma non bastano. Per amministrare una città o una provincia serve altro: strutture, personaggi, tecnici, partiti radicati, perfino clientele. Il centrodestra invece non ha nulla, se non un formidabile istinto autocastratorio. Nonostante ciò, non tutto è andato a pallino. C’è tempo per recuperare e tentare un riscatto. Certo, il morale è a terra e occorrerà uno sforzo sovrumano allo scopo di ricostruire le basi del rilancio. Guai a lasciarsi andare . Milano, roccaforte di Forza Italia, “patria” di Berlusconi, appare stanca e sfiduciata. È un momento così. Va superato. Coraggio Cavaliere. Però qualche volta ci dia retta. Desideriamo darle una mano per darla a noi stessi, agli italiani. Accetti il contributo nostro e di tutti coloro che non vogliono morire rossi. Qualcuno pretende di appenderla a piazzale Loreto, come il Duce. Non lo consentiremo. Però lei non si offra agli avversari per sfinimento.Non ci renda il compito più difficile di quello che è.

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