L’operazione ad Arezzo. In casa dell’umbro un capitello corinzio e un sarcofago raro


Nei guai antiquario bastiolo denunciato dalla Finanza


Simonetta Battistoni


AREZZO – Una corazza romana in marmo mirabilmente scolpita e altri preziosi reperti. L’imprenditore aretino li aveva in bella evidenza nello studio della sua azienda orafa. Tanto è bastato per far scattare le indagini, quando
la Guardia di finanza è andata in ditta per un controllo fiscale di routine. Trasformatosi in breve tempo in un’operazione che ha portato al sequestro di quarantaquattro reperti archeologici tra Arezzo, Bastia Umbra e Viterbo e alla denuncia di tre persone. Oltre all’imprenditore aretino, sono finiti nei guai per ricettazione e per violazione del Codice dei beni culturali anche due antiquari, uno bastiolo.
 Il dettaglio.
Operazione Mecenate Tutto è cominciato nell’ottobre scorso, con l’accertamento fiscale nell’azienda orafa di E.C., aretino di 59 anni. Tra i documenti contabili, nell’ufficio del titolare non sono passati inosservati il busto in marmo e le altre opere che ne impreziosivano l’arredo. Immediato il sequestro e la richiesta alla Procura di Arezzo di autorizzare la perquisizione nella villa alle porte di Arezzo. E’ così partita quella che è stata denominata “operazione Mecenate”.
La villa museo
Nell’abitazione dell’imprenditore orafo, una villa antica circondata da un parco, è stato trovato materiale da far invidia a un museo. Statue, colonne e sculture romane di immenso valore. Un vero appassionato e pronto a spendere qualsiasi cifra per impossessarsi del reperto più prezioso. Come il busto del soldato romano finemente lavorata custodita nel suo ufficio. “Tre sole le copie che esistono al mondo -ha sottolineato il comandante della compagnia della Guardia di finanza di Arezzo, il capitan Francesco Salvo – una delle quali è a Berlino”. Nella villa dell’o rafo sono stati sequestrati altri pezzi rari, quali un capitello corinzio proveniente da Cartagine un altro, più imponente, dell’antica Roma collocati nel parco.
Antiquari nei guai
Messo al sicuro il tesoro dell’orafo, le Fiamme gialle hanno approfondito i controlli sulla documentazione sequestrata. L’attenzione si è spostata così su Umbria e Lazio, fino a due noti antiquari: P.P., 59 anni, di Bastia Umbra e R.C., 49 anni, di Viterbo. Individuati quali i fornitori dell’aretino e a loro volta con nascosti, tra le opere d’arte regolarmente messe in commercio, reperti di cui non avevano segnalato il possesso. Passate al setaccio le loro abitazioni e le sedi di vendita. Un controllo accurato che ha portato al recupero di altre opere preziose. L’antiquario bastiolo nascondeva in casa un capitello corinzio del II secolo dopo Cristo e un raro sarcofago d’epoca romana in marmo dello stesso periodo. Beni di cui le Sovrintendenze ai beni archeologici hanno riconosciuto l’autenticità e il valore inestimabile. Ora si cerca di risalire alla loro provenienza e a chi li ha immessi sul mercato.
L’analisi degli inquirenti
Pezzi unici, di un valore nemmeno quantificabile. L’operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo ha restituito allo Stato un patrimonio immenso. “Un’operazione – ha ricordato il comandante provinciale, il colonnello Umberto Di Nuzzo – che si colloca nell’ambito della nostra attività svolta in collaborazione con le Sovrintendenze ai Beni culturali a tutela del patrimonio artistico ed archelogico, contro il traffico illecito delle opere e con grande attenzione al mercato dell’antiquariato”.

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