In concomitanza con la mostra “Buffi e Bulle”, si è tenuto all’Umbria Fiere di Bastia Umbra il convegno “Strategie di intervento per la prevenzione e il contrasto del bullismo”. Hanno partecipato all’iniziativa insegnanti, dirigenti scolastici, cooperative, Asl e Regione. L’obiettivo principale del convegno è stato di aiutare gli adulti a sviluppare una riflessione consapevole riguardo i comportamenti prepotenti e fornire strumenti idonei all’individuazione di una strategia condivisa sul piano preventivo.
“La scuola – afferma Rosalia Monaco dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria – attraversa un momento critico dovuto alle nuove esigenze dei cittadini e più in generale di una società in continua trasformazione. Ricerca, innovazione, formazione sono le benvenute in vista del raggiungimento di obiettivi strategici per il miglioramento dei rapporti scuola-famiglia e del ‘benessere’ dei giovani”.
Svedo Piccioni, dirigente del servizio programmazione sociale della regione Umbria e coordinatore del convegno mette l’accento sul periodo di difficoltà e “sofferenza” del settore sociale che non può esimere i
diversi soggetti coinvolti dalla partecipazione positiva e propositiva a problemi e soluzioni. “Il problema di ordine generale – sottolinea Piccioni – si riferisce a un fenomeno con sue radici: l’obiettivo dovrà essere un progetto di ricerca basato sulla collaborazione di enti e scuole mirato a svelarne le dimensioni e trovare le soluzioni più adatte. Esempio positivo di come si costruisce uno spazio sociale. La partecipazione, lo stare dentro i processi, è un esempio di cultura di un modo di sentire, non antagonistico, che crea soluzioni”.
Dopo un quadro generale sul bullismo e su i suoi scenari futuri presentato da Marcello Archetti (Università di Perugia, Coop. Abi città Milano, Marcello Darbo del Ser.T di Ferrara punta l’accento sull’importanza del ruolo degli adulti nella prevenzione e nel contrasto del bullismo. Secondo un campione di ragazzi intervistati, circa un quarto degli episodi di bullismo avviene senza che i grandi se ne rendano conto. Il difetto del sistema scolastico, in questo caso, può essere quello di non aver previsto una formazione adeguata per supportare i docenti nel difficile compito di insegnare poiché “l’alunno è essere affettivo, morale e sociale. ll gruppo è la sua dimensione relazionale, il processo di crescita di quest’ultimo va guidato sin dalla formazione delle prime classi. Lo strumento -spazio classe- si è dimostrato efficace nel provocare cambiamenti positivi”. Così anche per Nicola Iannaccone della Asl città di Milano che nel 1999 con il progetto “Stop the Bullying” per le scuole elementari e medie di Milano ha portato avanti un intervento pluriennale rivolto agli insegnanti. Daniela Pavan – Scintille.it, provincia di Treviso- punta l’accento sul “Cooperative learning”, metodologia di insegnamento che si basa sulla costruzione di un etica condivisa, che si pone obiettivi di promozione e fiducia fino a diventare ‘Azione per l’Agio”, spressio
ne che ha dato il nome ad un progetto mirato nella scuola.
La prevenzione del fenomeno contribuisce in maniera efficace alla sua riduzione  è la conclusione di Ersilia Menesini all’Università di Firenze- grazie all’intervento personalizzato dell’insegnante e alla sua capacità di
lettura e di adeguamento della realtà educativa in cui opera.
Ombretto Cesarini

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